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“In Sanguine”, un viaggio di vita, morte, piacere e dolore

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progetto artistico di Oriana Majoli

Oriana Majoli è un artista che non ci delude mai, la sua arte è provocazione ma anche studio, forza interiore e meditazione. Un dettaglio del suo ultimo progetto “In Sanguine” riguarda il cromatismo, elemento fondamentale della narrazione: mediante l’uso delle luci e la gestione della composizione del “sangue”, sono state raggiunte tutte le sfumature del rosso, che comunicano in ogni scena in modo diverso, a seconda del tema trattato. “In Sanguine” è stato realizzato con l’impiego sul set di materiale ematico autoprodotto con ingredienti alimentari e di origine vegetale, su ispirazione della ricetta originale di Dick Smith, allo scopo di ottenere un risultato verosimile ma volutamente non perfettamente realistico, per non distogliere mai l’attenzione dal nucleo concettuale del progetto a causa di sensazioni disturbanti.

“In Sanguine” (2021) di Oriana Majoli.
«Linfa primaria dell’esistenza, il sangue è sostanza fluida della vita e del dolore. Vita, Morte, Piacere e Dolore, sono in esso contrapposti e indissolubilmente connessi.
Il sangue è vita nel suo colore, nella crescita nel ventre materno e nell’intensità sessuale;
è conforto perché è conferma di vita e nel contempo è sgomento perché è prova di caducità e finitezza; è sacrificio che diventa vitalità rigenerativa e comunione con il divino, è tramite purificatore nei lavacri per l’avvio a nuove dimensioni spirituali; è esorcizzazione della sconfitta e forza nella lotta, ed è strumento narrativo, nella comunicazione emorragica dell’uomo.
Il sangue è dolore fisico che diventa nuova vita o che induce a liberazione e piacere sublimato nel sadismo. Nel dolore avviene la ricerca di sé, che fa del limite della sofferenza una forma di rivoluzione personale e pubblica. Concentrarsi sul dolore, esorcizza e libera la mente dalle angosce. Resistergli e superarne il limite, è catartico, accorcia le distanze con la propria coscienza e sfama l’ego, diventando necessario. Mettere alla prova il proprio corpo e la propria mente, produce una soave compassione per se stessi che incoraggia l’indulgenza.
Il sangue è morte, nel violento istinto animale e nell’uccisione per la sopravvivenza che è primordiale e istintiva affermazione esistenziale.
“In Sanguine” è lo sguardo spiato attraverso un mirino analogico nella stanza angusta dalle pareti cardiache damascate, in cui l’uomo è totalmente estraniato e assorto nel legame profondo con il suo sangue, che si rivela in una struttura concettuale costruita sul multiplo del numero più terreno esistente, simbolo dell’uomo universale, degli elementi buddisti e dei sensi umani».


Video del progetto “In Sanguine”

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