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Dietro ogni ospite del canile, una storia da raccontare

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Progetto artistico di Silvia Sanfilippo e Belén Gonzáles

La realtà dei canili è poco conosciuta a molti, all’interno di questi luoghi vivono animali che cercano una casa piena d’amore ma anche persone che donano il loro tempo affinché questo loro sogno si realizzi. Abbiamo conosciuto tramite la nostra amica artista Belén, un progetto davvero interessante che ha come obiettivo portare al di fuori delle sbarre un messaggio positivo che aiuti a sensibilizzare sul tema dell’adozione dai canili.
Il progetto artistico è ideato da Silvia, volontaria del canile di Muratella con l’aiuto della talentuosa illustratrice Belén Gonzáles.

Chi è Silvia.
«Io sono Silvia (@ssanfi), ho 24 anni e faccio volontariato al canile della Muratella a Roma da circa 4 anni».

Chi è Belen.
«Mi chiamo Belén González (@MATITAFORE), sono nata a León (Spagna) nel 1994. Laureata in Theatre and Performing arts alla scuola di Arte, Achitettura e Disegno The Sir John Cass a Londra, dove ho vissuto quattro anni. Attualmente risiedo a Roma e continuo il mio percorso artistico tra illustrazione, recita e scrittura teatrale. Sono amante degli animali e il mio stile si ispira alla natura e agli albi illustrati. Il mio obiettivo è raffigurare la vulnerabilità e la tenerezza del mondo animale e aumentare la consapevolezza riguardo i diritti degli animali e pure un messaggio ambientale»

Ciao Silvia, come è nata l’idea di fare volontariato in canile.
«Mi sono buttata a capofitto in questa esperienza dopo aver adottato il mio primo cane, prima di allora non conoscevo il mondo dei canili, in quel momento ho pensato “devo trasmettere a più persone possibili il messaggio che ho ricevuto io forte e chiaro”. Perché la verità è che le persone vanno “educate” a determinate questioni, questo perché la maggior parte non sa manco cosa sia un canile, come funzioni, quanti animali ci siano dentro».

Quali sono i luoghi comuni sui canili?
«Ne ho sentite di tutti i colori nel tempo, molti pensano che ci siano solo cani malati e anziani, altri che i cani si paghino anche in canile, alcuni si stupiscono del fatto che ci sia una maggioranza di cani di razza. Poi vabbè entrano in gioco mille altri luoghi comuni, come il fatto che i cani abbiano bisogno di case enormi, o che i cuccioli siano più gestibili perché “li cresciamo noi”».


Cosa puoi dirci sui cani adulti che vivono in canile?
«I cani adulti, che ho conosciuto in questi anni, mi hanno stupito principalmente per una ragione, per la voglia sfrenata di amare ed essere amati, per la velocità con cui imparano le cose nonostante 10 anni di canile sulle spalle. Sono esseri viventi incredibili, i cani. Dovremmo imparare molto da loro. Per farvi un esempio, un anno fa un mio caro amico ha deciso di adottare un pastore tedesco che ho amato e cercato di far adottare per ben 3 anni. Al canile per errore gli avevano dato come età 13 anni e lo consideravano un cane difficile, un’adozione impossibile. L’ho portato ogni domenica a spasso, l’ho amato come fosse mio, ho cercato di capirlo, di rispettare i suoi tempi. Ora ha una casa, sta lavorando con un educatore per migliorare alcuni aspetti, ma è il cane più affettuoso del mondo, dal canile nessuno avrebbe mai pensato che potesse diventare il coccolone che è ora».

Tu e Belén avete un progetto legato al canile, di che si tratta?
«Il progetto è ancora in sviluppo, comunque consiste nella realizzazione da parte di Belen di una serie d’illustrazioni ispirate ai cani che si trovano attualmente al canile di Muratella. L’obiettivo è raffigurare la loro vulnerabilità e la loro tenerezza. Ogni illustrazione viene accompagnata da un racconto dedicato all’ospite del canile, questo per far capire l’enorme importanza di adottare.
Io nel mio piccolo sto cercando di sviluppare nuove idee che mi permettano di arrivare nel cuore e nelle vite di più persone possibili. Lo scrivere dei racconti brevi con annesse le illustrazioni di Belen, è il mio modo di portarvi insieme a me in canile la domenica. Sinceramente non so come si evolverà tutto questo, ma mi auguro di riuscire a trasmettere a chi mi legge (anche solo ad una persona) l’idea che adottare cambia la vita, che acquistare un animale, che comprare un cane solo perché è di moda o perché è esteticamente bello non ha senso quando ci sono milioni di cani meravigliosi che aspettano in una gabbia di due metri quadri».

Come è possibile aiutare la tua associazione, oltre che con l’adozione ovviamente.
«Per aiutare la nostra associazione potete condividere i nostri annunci “io libero avcpp” (@avcppmuratella), ovunque e con chiunque. La condivisione e i social sono per noi un mezzo fondamentale. Poi tramite donazioni sul nostro sito e con l’acquisto dei nostri calendari, potrete aiutare anche gli animali che non si trovano in un canile, come è successo qualche mese fa quando abbiamo trovato una gattina ridotta malissimo e grazie alle donazioni abbiamo potuto offrirle le cure mediche necessarie».

Guarda il video dedicato al progetto

Uno dei toccanti racconti scritti da Silvia:

Ascolta il racconto dedicato a Camillo

Lettura di Federica Annoscia

CAMILLO
«Domenica 10 gennaio, piove e fa freddo. Apro un occhio la volta e mi guardo intorno, sono nella solita gabbia, credo sia casa mia. Mi hanno dato una coperta ma è diventata tutta umida, mi giro e guardo la pioggia che cade, mi bagnerò anche oggi, il mio pelo non si è ancora asciugato da ieri. Non sono qui da molto e quando sono arrivato ero da buttare, un rottame, non ricordo molto perché è stata una botta molte forte, ma ho sbattuto contro qualcosa e le mie zampette posteriori non volevano più funzionare e neanche la mia vescica. Non è facile per me raccontarlo, ero un cane spensierato, ma non lo sono più. Qui in canile le cose cambiano, gli umori traballano, credi che le cose cambieranno finché crederci non ti fa troppo male e non ti costa troppa fatica, poi sopravvivi. Ed io sono sopravvissuto, contro ogni pronostico mi sono ripreso alla grande, quando muovo le zampette la mia compagna di gabbia mi prende in giro perché sono buffo, ma lo fa in maniera bonaria, mi vuole bene. Diciamo che anche la mia vescica si sta riprendendo, però ogni tanto mi perdo qualche bisogno per strada, provo a non farlo ma è più forte di me. Sento i primi rumori e corro fuori, le zampe affondano nella ghiaia e nel fango, ma che mi importa, so che qualcuno mi porterà sicuramente da mangiare. Abbaio, abbaio ancora più forte per richiamare l’attenzione, si sveglia anche Sofà e mi raggiunge fuori, mi fa sentire meno solo. Vedo tutti gli altri cani attraverso una grata, anche loro abbaiano e aspettano, le giornate sono tutte così qui. Arrivano gli umani e se ne vanno, ogni tanto si portano via qualcuno di noi. Mi hanno detto che alcuni fortunati vanno a vivere in delle gabbie enormi che si chiamano case, le coperte lì sono calde e si ricevono un sacco di coccole e premietti, ma io non ci credo molto. Alcuni giorni vengono delle persone e ci portano fuori a passeggiare, ci dicono tante cose belle, io non sempre capisco ciò che dicono ma Sofà se la cava con la lingua degli umani. “Camillo, guarda che ti hanno appena detto che sei carino! Smetti di fare il timido e avvicinati, puoi fidarti di loro!” E allora io mi avvicino e mi lascio accarezzare, ma non le guardo negli occhi, mi vergogno, questi grattini dietro le orecchie non sono male, mi fanno rilassare, ma non voglio abbassare la guardia, tanto lo so che mi riporteranno indietro e torneranno tra tanti giorni. Non posso abbassare la guardia. Altre persone ci passano accanto, mi indicano, si avvicinano e provano ad accarezzarmi ma io mi scanso, credo stiano chiedendo informazioni, poi però scuotono la testa e si allontano, la persona che mi porta a spasso cambia tono e sembra arrabbiata, mi fa un po’ paura adesso. Sono piccolo ma ho già capito cosa è successo, hanno saputo della mia vescica e si sono spaventati, non lo vogliono un cane difettoso come me. Sento il cuoricino un po’ dolorante, ma posso sopportarlo, ora però voglio solo tornare in gabbia, lì almeno mi sento protetto. Sta ricominciando a piovere forte, hanno esaudito il mio desiderio, posso tornare alla mia cuccia, rientro senza voltarmi indietro e mi raggomitolo, sono ancora qui».

Articoli dedicati ai progetti di Belén González Fernández
Il lockdown ci fa sentire come animali in gabbia



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