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Ispirazione ai quadri fiamminghi e uso di ombre e luci

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Raffaella Odicino, una fotografa talentuosa attenta a tutti i dettagli per ricreare con ombre e luci i suoi scatti artistici.

Breve presentazione.
«Mi chiamo Raffaella Odicino, sono una fotografa amatoriale tortonese classe 1975, amante della fotografia da sempre».

Quali studi hai fatto?
«Liceo linguistico e come fotografa amatoriale ho frequentato corsi di fotografia e di post produzione con professionisti del settore».

Raccontaci il tuo percorso artistico.
«Sono riuscita a dedicarmi pienamente a questa passione solo dal 2014 quando ho iniziato ad approfondire le mie conoscenze fotografiche concentrandomi sullo studio della luce quindi posso dire che il mio percorso artistico/fotografico è iniziato con un grande interesse verso la luce e su come essa agisce sul soggetto, da qui sono partiti studi approfonditi sull’argomento ed osservando la luce dei maestri fiamminghi ho imparato ad amare non solo la luce, che è ciò che crea materialmente una fotografia, ma anche e soprattutto l’ombra. Le ombre su un soggetto, che sia esso vivente o inanimato, sono quelle che creano profondità e che lo rendono intenso ed emozionante».

Quali sono stati i primi “esperimenti” fotografici che hai fatto?
«Ho iniziato a fotografare nature morte perché i soggetti inanimati mi davano più tempo e possibilità di sperimentare a mio piacimento varie tecniche di illuminazione essendo immobili e non soggette ad emozioni umane come può essere ad esempio la fretta o la noia».

Tu hai parlato di luce come elemento fondamentale nei tuoi scatti, come ottieni la “tua” luce?
«Per ricreare “la mia luce” ho impostato i miei set fotografici immaginando di essere in una cantina buia nella quale da una piccola finestra entrano i primi raggi di luce dolci e morbidi di un’alba autunnale o del tardo pomeriggio e con la tecnica del light painting, che consiste nel fotografare il soggetto al buio completo illuminandolo solo con una torcia elettrica, sono riuscita a realizzare esattamente ciò che vedevo già ben chiaro nella mia mente».

Poi hai deciso di realizzare ritratti fotografici, ce ne parli?
«Il mio percorso artistico si è poi evoluto nel genere del foto ritratto pittorico fine art in studio, incentrato soprattutto sulla child photography. Gli scatti che realizzo con luce flash e pannelli riflettenti, non sono semplici ritratti fotografici, ma veri e propri foto dipinti. Per realizzarli non mi limito allo scatto, ma parto con un’accurata progettazione dello shooting in ogni dettaglio, compresi abiti accessori e acconciatura e proseguo con un processo di post produzione elaborato atto a rendere il soggetto armonioso e a creare un’immagine che emozioni lo spettatore».

Come scegli i soggetti da fotografare?
«Per realizzare il tipo di scatto che desidero, la scelta dei soggetti è fondamentale, più un soggetto è interessante più lo sarà il suo foto dipinto e ciò non vuole assolutamente dire che il soggetto debba essere per forza bello anzi, spesso vale di più uno sguardo intenso su un volto imperfetto che uno sguardo vuoto su un volto perfetto… la luce farà il resto. Molto importanti sono anche gli abiti e gli accessori soprattutto nella child photography ed io mi diletto anche nella creazione di copricapi in fiori molto particolari e scenografici che spesso chiedo di indossare».

Qual è la difficoltà maggiore nella fotografia ritrattistica secondo te e quali i pregi?
«La maggiore difficoltà della fotografia ritrattistica a mio parere è saper cogliere in un singolo scatto la personalità del soggetto e le emozioni nel suo sguardo. Parlando di soggetti non professionisti c’è anche molta differenza tra fotografare un adulto o un bambino perché l’adulto poserà sempre come se si stesse facendo un selfie quindi in modo “atteggiato”, un bambino invece anche se lo si mette in posa manterrà sempre e comunque una spontaneità innata e innocente. Amo fare ritratti soprattutto ai bambini perché adoro immortalare la visione che ho di loro in quel momento oltre che la loro essenza a volte nascosta, ma che traspare nei loro occhi».

Cosa non deve mai mancare nella tua fotografia?
«Nella mia fotografia non deve mai mancare il cuore, quel cuore che ci metto per realizzarle e che spero di far battere a chi le osserva».

E nel tuo studio?
«Nel mio studio non deve mai mancare il sorriso! L’allegria fa belle le persone, le loro anime e di conseguenza le mie fotografie».

Quali progetti hai per il futuro?
«I miei progetti per il futuro sono relativi alla rievocazione storica. Sono in contatto con vari figuranti che si occupano di rievocazioni con abiti d’epoca che vanno dal medioevo al ‘900 e credo che ne risulteranno scatti molto interessanti, continuerò comunque anche con la child photography perché è un campo che mi da molte soddisfazioni».

Hai qualche curiosità da raccontarci?
«Racconti di situazioni particolari sinceramente non ne ho, ma vi inviterei ad assistere a qualche shooting con bambini un po’ “vivaci” e cercare di farli stare fermi ed in posa… lì ne vedreste e sentireste sicuramente delle belle!»

Scopri il video dedicato all’artista

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