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L’arte che esplora il bambino interiore

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Giovanni Motta è un artista italiano riconosciuto a livello internazionale. Il suo soggetto Jonny Boy è la voce del fanciullo che c’è in noi, un’esplorazione del bambino interiore.

Ciao Giovanni, raccontaci un po’ chi sei. 
«Mi chiamo Giovanni Motta, ho 49 anni e vivo a Verona, nella meravigliosa Valpolicella».

Il tuo percorso di studi non trova attinenza con il mondo artistico, ma tu oggi sei un artista affermato e molto apprezzato. Quando hai deciso di dedicarti all’arte?
«E’ sì, purtroppo ho studiato ragioneria perché non sono stato abbastanza coraggioso e non avendo una famiglia che credeva nel mio talento, mi sono lasciato influenzare. Ho lavorato nel mondo della pubblicità come direttore creativo per molti anni continuando comunque a portare avanti la mia passione per l’arte dipingendo e lavorando con gallerie d’arte in Italia e all’estero, esponendo in fiere d’arte ed esposizioni collettive e personali. Purtroppo ho tenuto per molti anni questa dell’arte come mia seconda attività. Solamente 2 anni fa ho deciso di dedicarmene completamente e sono accadute molte cose belle, molte collaborazioni e progetti fantastici che hanno confermato e dato sempre più forza alla mia scelta che ritengo coraggiosa perché non ero più un ragazzino, hahahaha».

Hai iniziato la tua carriera usando una tecnica iperrealista e i tuoi soggetti erano spesso ispirati a scene di vita quotidiana e a viaggi. Oggi realizzi opere molto diverse. Ci racconti come sei arrivato a maturare questo tipo di stile e tecnica?
«Sono partito dall’iperrealismo dipingendo brevi sequenze di vita, tipo un leggero movimento del corpo, semplicemente perché ero bravo a dipingere. Sono sempre stato capace di disegnare bene, naturalmente, senza scuola, fin da bambino e quindi è stato immediato per me iniziare con la pittura iperrealista. Poi le cose sono cambiate perché nel percorso artistico di ogni artista le cose cambiano, anche velocemente. Ho iniziato ad esplorare il tema del bambino interiore e ho dato spazio a una ricerca più profonda, interiore, dalla quale sono emerse informazioni fondamentali per le scelte stilistiche che ho percorso successivamente. Ho indagato sulle cose che mi emozionavano da bambino e sui sogni che avevo, sono tornato indietro nel tempo grazie alla meditazione e ho cominciato ad inserire nella mia estetica nuove figure condizionate dal mondo degli Anime e manga Giapponesi, altra mia grande passione».

Tu collabori con Bosa, come è nato questo rapporto e cosa realizzi per loro?
«La collaborazione con Bosa Ceramiche è nata 10 anni fa. Bosa ceramiche è un’eccellenza italiana nella realizzazione di ceramiche in collaborazione con artisti. Ho proposto loro un progetto e abbiamo iniziato a realizzare i primi Momonster.
I Momonster sono piccoli mostriciattoli colorati, ognuno dei quali collegato a un’emozione recuperata nel tempo della pubertà, la loro forma particolare deriva dal mio approccio alla creta che plasmo dopo aver praticato la meditazione. Funziona così: medito e torno indietro nel tempo entrando in uno stato di semi trance, riesco a rivedere scene, colori, forme, oggetti e anche a sentire rumori o suoni. Quando qualcosa di questo piccolo viaggio mi colpisce termino la meditazione e inizio a plasmare la creta, nasce quindi un Momonster. La parola Mostro sembra avere un’accezione negativa, ma in realtà non è così perché MOSTRO dal latino MONSTRUM significa essere straordinario, prodigioso».

Sei un artista a tutto tondo e usi diverse tecniche, ma ce n’è una che ti ispira di più delle altre?
«In realtà dipingo e disegno. Poi il mio amore sconfinato per la tecnologia e la curiosità per tutto quello che è nuovo e diverso mi ha portato ad esplorare nuove realtà come l’animazione digitale e la stampa 3D che utilizzo per creare e progettare. La mia tecnica preferita resta il disegno a matita che però non utilizzo per la realizzazione ma solo per il progetto».

Nelle tue opere spesso compare la figura di un ragazzo che abbiamo imparato a conoscere e sappiamo che si chiama Jonny Boy, ma chi è questo fanciullo che ti accompagna nella tua arte?
«Jonny Boy è un personaggio dell’Anime della vita, è il bambino interiore, è il soggetto con il quale esploro le dinamiche dell’essere umano che, diventando grande, tende a dimenticare il suo bambino perdendone il contatto. Jonny Boy è nei miei dipinti, sotto forma di scultura, schizzo, file 3D, è ovunque, sempre nella mia testa e in parte sono io. Grazie a Jonny che diventerà, speriamo, un video game, continuo a permettere alle persone di tornare bambini. Picasso lo aveva capito molto bene questo concetto (hahaha). Jonny ha sempre la stessa espressione che racchiude tre differenti stati d’animo, paura che ha un’accezione negativa, meraviglia che ha un’accezione positiva e stupore che è intermedia. Lo spettatore, a seconda del proprio stato d’animo, si rispecchia in Jonny e si sente compreso o almeno questo è quello che vorrei che succedesse».

Quali argomenti o tematiche affronti nel tuo lavoro artistico?
«Il tema principale del mio lavoro artistico è l’esplorazione del bambino interiore. Il mio intento è quello di permettere a chiunque entri in contatto con la mia arte di trovare un qualche contatto con il proprio bambino ed iniziare a dialogarci».

Sei un artista molto attivo sui social, cosa ne pensi di questi e che consigli ti senti di dare ad altri artisti che vogliono farsi conoscere?
«I social sono una meraviglia che apprezzo molto perché mi permettono di avere un contatto diretto con persone che altrimenti non potrei conoscere.
I social sono uno strumento eccezionale per esporsi al mondo, farsi conoscere ed esprimere se stessi, l’importante è farlo con onestà e con consapevolezza, senza paura e con la voglia di confrontarsi continuamente».

Spesso parli di Crypto Arte, ci spieghi di cosa si tratta?
«La Crypto Arte è una nuova corrente artistica che sta per esplodere e che cambierà radicalmente tutto il sistema tradizionale, tutte le dinamiche del mondo dell’arte classico verranno completamente modificate, dall’esposizione, alla creazione, alla curatela fino al modo di collezionarla. La Crypto Arte permette a un artista di mettere in vendita una sua opera digitale, video, jpg o gif, trasformandola in un NFT ovvero in un token unico certificato dalla tecnologia blockchain. Questo file trasformato in un token unico è come se avesse una targa, un’autenticazione e quindi può essere collezionabile. Il file può essere copiato e trasferito, ma quello “targato” è uno solo e di proprietà del collezionista che se lo è aggiudicato».

Una tua considerazione sul periodo in cui stiamo vivendo, considerando che l’arte è tra i settori più colpiti dall’emergenza Covid?
«Il Covid è una realtà che è stata sicuramente gonfiata a dismisura pur essendo un problema vero, serio e di cui è importante occuparsi. E’ necessario che tutti si adoperino nel privato per cercare di combatterlo applicando degli accorgimenti che facilitino la non diffusione del virus, ma questo non deve influenzare l’iniziativa e la voglia di fare. Molti settori sono stati pesantemente colpiti, ma c’è sempre la possibilità di trovare una nuova soluzione o una via da percorrere come, ad esempio, la Crypto Arte».

Per chi ti segue e apprezza la tua arte, hai prossime mostre in programma?
«Sì, ho una collettiva in Germania proprio ora e una personale a Shanghai in aprile. Inoltre ho un programma organizzato per entrare in altre piattaforme di Crypto Arte come MAkersplace, NiftyGateaway oppure Opensea, che sono sostanzialmente gallerie di arte Crypto online, ad ora io lavoro con SuperRare, la più importante al mondo».

L’immagine in copertina è tratta dall’opera “Wondermood”, 2020 (Acrylic on canvas, screen printing – 120 x 100 cm) 

I link dell’artista Giovanni Motta

Scopri il video dedicato all’artista

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