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Passione, ironia e tecnica… gli ingredienti per scatti coinvolgenti

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Giancarlo Azzerboni è un fotografo professionista che, attraverso la passione ma anche tanto studio, dà vita a scatti che raccontano brand, storie, persone ed emozioni.

Ciao Giancarlo, raccontaci un po’ chi sei.
«Sono Giancarlo Azzerboni, classe ’87 e sono una persona eclettica e curiosa. Di solito non mi prendo troppo sul serio anche perchè chi si prende troppo sul serio a mio avviso risulta essere anche nel lavoro noioso, cerco sempre di vedere il lato positivo delle cose, in una visione divertente e ironica. Mi piace essere autoironico e cercare di comprendere nel modo migliore possibile nuove nozioni sia lavorative sia personali».

Come è nata la tua passione per la fotografia e come è stato il tuo percorso fino ad oggi.
«Il mio percorso è cominciato con il Liceo Classico Europeo a Reggio Calabria e dopo essermi diplomato, mi sono laureato in scenografia teatrale dove ho scoperto la mia passione per la fotografia, prima a livello amatoriale e in seguito ho deciso che il mio lavoro sarebbe stato proprio lavorare con l’immagine. Infatti poi ho scelto l’Istituto Superiore di Fotografia e Comunicazione Integrata di Roma per approfondire le mie conoscenze tecniche e pratiche della fotografia e del video. Attualmente sono responsabile di studio presso Video Project a Cologno Monzese».

Che genere fotografico prediligi.
«Non ho un genere in particolare, ma tra le varie sottocategorie preferisco il ritratto, la moda e il reportage. Prediligo questi generi nello specifico perchè hanno a che fare sempre con persone diverse e sicuramente mi permette di creare una rete di network più ampia rispetto ad altre categorie fotografiche che ti relegano dietro la macchina a contatto con oggetti inanimati, come per esempio lo still life».

Credit: Giancarlo Azzerboni

Cosa raccontano le tue fotografie e come nascono.
«Le mie fotografie, più che raccontare, comunicano qualcosa che lascia all’osservatore una traccia nella sua memoria visiva. Per quanto riguarda il genere di Reportage (in particolare la street photography) raccontano le situazioni di strada, gli scenari che siamo abituati a vedere tutti i giorni, ma dove non ci soffermiamo realmente ad analizzare ciò che la scena ci offre che può essere una particolare espressione di un soggetto, un gruppo di persone che assume una determinata composizione nello spazio che possa ricordarci una situazione a noi familiare. Nel genere ritratto, la foto comunica la vera anima del soggetto che se pur non parlando e stando fermo immobile davanti l’obiettivo riesce a comunicare i tratti dominanti caratteriali dello stesso. Nel genere moda è semplicemente lo stile della persona, il suo life style e come il soggetto affronta la vita lavorativa e personale in base all’outfit che sceglie di indossare o che in altri casi, lo stylist decide di far indossare. L’abito in questo caso non fa il monaco. I miei scatti nascono innanzittutto da un’idea definita prima dello scatto, se stiamo parlando di Moda, perchè dietro ogni outfit bisogna rispecchiare l’idea che il/la fashion designer vuole far trasparire, è come guardare un quadro di un famoso artista, c’è sempre un’idea generale di cosa il quadro dovrebbe comunicare, guidato ovviamente dai trascorsi dell’artista.
Nell’ambito street non ho un’idea ben precisa, per me la street è il saper cogliere l’attimo giusto per il tipo di mondo che interpreto tramite i miei occhi e la mia visione, è un misto di varianti, quali il mio carattere, la mia visione del mondo e delle persone che mi circondano, ovviamente conta il background nel quale si è cresciuti, perchè sicuramente una persona che ha vissuto una vita tranquilla avrà una visione, una persona che ha vissuto in un ambiente violento ne avrà un’altra. Nel ritratto in studio, l’idea viene a seconda del soggetto che ho davanti, cerco sempre di conoscere in quei 10 minuti di presentazione alcuni punti chiave del carattere e di come la persona si vede o vorrà vedersi. In generale senza tirare in ballo le categorie fotografiche, la tecnica è fondamentale a mio avviso per avere il massimo rendimento con il minimo sforzo, conoscere schemi di illuminazione e cosa essi possano comunicare è la base, la composizione fa parte della tecnica base, se una foto è composta in maniera ottimale seguendo per esempio la regola dei terzi che è la più usata, si può portare a casa uno scatto che possa piacere alla maggior parte delle persone. Dipende sempre da cosa si scatta, se lo scatto è commissionato o se è un progetto personale, molte volte durante i percorsi accademici ci si fa un’idea fantasiosa di come sarà fare il fotografo, ma dalla mia esperienza la fantasia inganna il più delle volte, la realtà è tutt’altra =D.
Nella post produzione, mi definisco particolare, perchè se sono progetti miei personali, tendo a non guardare gli scatti subito, ma aspetto tipo una settimana, per far sì che il cervello possa riorganizzare le idee e tirar fuori durante la post produzione nuove cose, che a caldo magari mi sono sfuggite. Non ho una post produzione troppo laboriosa, avendo cominciato in analogico con la pellicola e poi passato al digitale, tendo sempre a post produrre il meno possibile, solo qualche piccolo ritocco all’esposizione e in caso effettuando una color correction a seconda dell’ambiente in cui mi ritrovato al momento dello scatto. Se il progetto è commissionato, appena arrivo a casa scarico il materiale e mi metto subito al lavoro a seconda delle linee guida del cliente».

Quando scatti come ti rapporti con il soggetto.
«Il mio rapporto con il soggetto è prevalentemente da molto vicino quasi a sussurrare all’orecchio, quando si tratta di street photography, questo ha due lati, positivo per chi guarderà la foto perchè viene messo in primo piano la visione della scena e quindi rende immersiva l’esperienza al fruitore; a volte negativa perchè io che scatto vengo ricoperto di insulti, ma la maggior parte delle volte sono uscito indenne. Sta poi a me cercare di districarmi da varie situazioni, conoscendo le vari leggi sulla privacy, le leggi nei luoghi pubblici e la pubblicazione di tali foto, ancora fortunatamente non ho nessuna denuncia per violazione di qualsiasi genere si voglia =D.
Durante gli scatti di moda e di ritratto, la distanza è la distanza della focale, di norma utilizzo un 85mm. Il rapporto è sempre molto cordiale e professionale, chiedo sempre il permesso qualora dovessi toccare il soggetto per spostare i capelli o per indirizzarlo verso il taglio di luce che più mi interessa e come detto in precedenza, cerco di conoscere i soggetti, quel tanto che mi basta per comprenderne l’anima e i tratti fondamentali».

Qual è il tuo sogno artistico o cosa ti auguri per il futuro.
«Non ho particolari sogni per il mio futuro, sicuramente avere una vita tranquilla e potermi permettere una vita normale senza alcun tipo di problema finanziario, di salute e/o di famiglia».

Cosa non deve mai mancare quando fotografi.
«Quando fotografo non deve mai mancare una buona luce e un buon assistente se sono in studio».

Una curiosità prima di lasciarci.
«Curiosità… non ho chissà quali grandi curiosità da potervi dire, ma sicuramente sono una persona che sa adattarsi a qualsiasi situazione gli si presenti davanti e riesco nella maggior parte dei casi a farmi ben volere. Forse l’unica cosa curiosa è stata che lavorando sulla Vespucci per l’INGV durante una campagna sono riuscito a farmi accettare da un corpo marziale, nonostante io fossi un civile. Essendo l’ambito marziale molto chiuso e ristretto è stata una conquista sentirmi dire che facevo parte dell’equipaggio e non fossi un estraneo».

I link dell’artista

Credit: Giancarlo Azzerboni
Credit: Giancarlo Azzerboni

Guarda il video che gli abbiamo dedicato

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