Valeria Burzo

Forti contrasti con una “dose massiccia” di nero nelle tavole

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Valeria Burzo, pur essendo una giovane fumettista, ha già avuto esperienze lavorative importanti e ce ne parla in questa intervista.

Quali studi hai fatto?
«Nel 2013 ho conseguito la laurea biennale in Progettazione e Arti Applicate, sezione Scenografia Cinema e TV all’Accademia di Belle Arti di Napoli».

Parlaci del tuo percorso.
«Ho frequentato la Scuola Italiana di Comix di Napoli e nel 2014 mi sono diplomata a pieni voti. Ho partecipato a diverse edizioni del concorso fumettistico “Cover Reloaded”, classificandomi tra i primi tre nelle edizioni dedicate a Dylan Dog (secondo posto), a Nathan Never (primo posto) e a Julia (terzo posto). Ho avuto il piacere di collaborare con La Repubblica di Napoli che ha pubblicato delle mini storie a fumetti create da me».

Hai collaborato anche per un libro particolare…
«Nel 2016 ho partecipato, insieme ad altri giovani disegnatori, alla realizzazione del libro “La più bella vittoria. 10 storie di non violenza più una” dedicato alla memoria di Claudio Miccoli, un ragazzo pacifista e ambientalista di Napoli che a 20 anni è morto a causa di un’aggressione da parte di un gruppo di neofascisti».

Altre esperienze lavorative importanti?
«Ho collaborato con gli sceneggiatori Daniela Cendamo e Luca Parisini e la bravissima colorista Chiara Imparato per la realizzazione dell’albo a fumetti “Freak” edito da Novel Comix. Due anni fa ho lavorato alle tavole per il volume a fumetti de “L’ultimo Scugnizzo”, tratto da un’opera teatrale di Raffaele Viviani di cui è l’autore, edito da Marotta&Cafiero editori. Nel 2018 ho partecipato con i miei disegni al volume a fumetti de “Le Indagini di Tom Bacardi” edito da Edizioni Inkiostro. Mentre attualmente sto lavoro al Numero 8 del fumetto “Samuel Stern”, il nuovo fumetto della Bugs Comics».

Come definiresti il tuo stile grafico?
«Il mio stile è cambiato tantissimo negli anni: fino al 2017 mi ispiravo molto a Bruno Brindisi e alla Scuola Salernitana, mentre adesso prediligo i forti contrasti con una “dose massiccia” di nero nelle tavole e sono influenzata dallo stile di Mike Mignola, Chris Samnee, Eduardo Risso e Sean Phillips».

Tra le tue collaborazioni ci sono nomi importanti del panorama fumettistico italiano. C’è un progetto editoriale a cui ti piacerebbe lavorare ma non ti è stato ancora proposto?
«Da sempre il mio sogno è quello di lavorare al fumetto Dylan Dog e negli ultimi anni ho maturato anche il desiderio di collaborare con Mike Mignola, obiettivo davvero difficile da raggiungere…».

Cosa non deve mai mancare sul tuo tavolo da lavoro?
«Quando lavoro non deve mai mancare la musica. A parte questo, sul mio tavolo preferisco avere pochi strumenti, tipo 3 o 4 pennarelli e pen brush e il foglio su cui disegnare perché non mi sento a mio agio con troppe cose attorno, amo l’essenziale e l’ordine».

Che suggerimento ti senti dare a chi inizia questo mestiere?
«Per mia esperienza posso dire che ogni disegnatore ha un proprio percorso, con tempi diversi per maturare e quindi migliorare, ma in certi casi basta un’esperienza che diventa la chiave di un cambiamento e riesci a raggiungere l’obiettivo prefissato».

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