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Autoritratti che esprimono le più intime emozioni

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Sara Cabrioli è una pittrice talentuosa che attraverso la tecnica della pittura ad olio ritrae se stessa per esprimere e urlare al mondo le sue emozioni.

Ciao Sara, raccontaci un po’ chi sei.
«Mi chiamo Sara, sono nata nella provincia di Brescia e da sempre dipingo la mia realtà e ciò che mi dà. Dopo il liceo artistico, ho studiato pittura all’Accademia di Venezia e post Laurea sono partita per gli Stati Uniti con un biglietto di sola andata alla ricerca di altri vissuti artistici. Purtroppo a causa della pandemia sono dovuta rientrare in Italia e riprendere in mano da dove mi ero fermata».

Come è nata la tua passione per l’arte e poi la scelta di dedicarti alla pittura.
«La mia passione per l’arte deriva da una ricerca di me stessa iniziata già da quando ero piccola: i miei genitori mi hanno sempre invogliato a dipingere e ad essere creativa, al posto di comprarmi i giocattoli mi prendevano matite, pastelli e tempere. Il mio nonno aveva molti amici pittori e aveva anche a casa sempre tantissimi dipinti di alcuni di questi; un giorno, visto che anche lui era appassionato, mi portò ad una mostra di Van Gogh a Brescia. Ero alle elementari e rimasi incantata dai colori e dalle forme di ogni suo quadro! Fu così che promisi al mio nonno che sarei diventata una grande pittrice!»

Che tecnica prediligi e perché.
«Utilizzo principalmente i colori ad olio, è l’unica tecnica con cui mi sento realmente affine, un po’ per la lentezza di asciugatura che mi permette di essere rilassata nel mentre dipingo e anche per l’opportunità di creare sfumature “difficili” e realistiche».

Il tuo soggetto preferito è l’autoritratto, raccontaci perchè questa tua scelta. Poi se ci dici gli aspetti positivi e quelli negativi in fase di realizzazione.
«Realizzo autoritratti perché la mia arte è molto personale: mi dipingo perché ho qualcosa da dire, da esprimere e da urlare al mondo. Chi meglio di me e del mio volto può esprimere le emozioni che ho dentro? Io non ho paura a mostrarmi fragile di fronte allo spettatore. Tutti noi siamo umani e ognuno di noi ha le proprie storie difficili da raccontare; dipingermi mi fa sentire meno sola e più vicina ad una realtà che condividono anche altre persone. L’aspetto negativo di questa produzione è che il più delle volte mi fa male vedermi ritratta con quell’emozione, o con quella storia, la parte positiva è che quando mi dipingo affronto la mia stessa realtà ed è come se lasciassi quella parte di me stessa sulla tela per poi “non pensarci più”».

Quando capisci che l’opera è finita?
«Capisco che la mia opera è conclusa quando sento che quella parte di me è rimasta solo sulla tela e non sarà più in me: come se gli dicessi “arrivederci”».

Realizzi anche lavori su commissione?
«Al momento non realizzo commissioni, ma sto pensando di riaprirle a patto solo che rimanga nel mio stile pittorico».

C’è una tua opera, quindi una “te” a cui sei più legata?
«Sì, la mia opera preferita è “Fino al prossimo venerdì sera”, quella Sara farà sempre parte di me perché mi rappresento come una Ophelia che si è gettata nel fiume (il venerdì sera mi rende estremamente triste) per poi rialzarsi il sabato mattina come nuova (ovvero una nuova me, piena di energie!)».

Il tuo sogno artistico e cosa vedi nel tuo futuro.
«Il mio sogno artistico è che l’arte ritorni come tanto tempo fa: un’arte emozionale e sentita che faccia riflettere lo spettatore e che sia valutata per l’emozione che esprime e non per il nome di chi l’ha dipinta. Vorrei che più artisti dipingessero per sè e non per la “fama”. Nel mio futuro vedo tanta determinazione e amore infinito per la pittura; anche se non sarò mai notata, la miglior fan di me stessa sarò sempre io!».

Una curiosità prima di salutarci.
«Curiosità: perché dipingo i fiori nelle mie opere? La mia mamma è una fiorista e sono sempre cresciuta in mezzo alla natura. Quando non ero a scuola lei per intrattenermi prendeva il mio blocco da disegno è mi incitava a disegnare ogni fiore e pianta che c’erano nel garden dove lavorava. Mentre creava bellissimi bouquet ricordo che mi diceva il simbolo che ogni fiore rappresentava. Da allora i fiori sono i miei “cantastorie” e raccontano in ogni dipinto un mio piccolo segreto». 

Link dell’artista

Scopri il video che le abbiamo dedicato

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