Pierpaolo Consigli

Volti che comunicano anche senza parlare

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Pierpaolo Consigli, uno scultore che ha trovato la sua strada dopo diversi anni lasciando indietro quelle che erano state le sue scelte iniziali.

Breve presentazione.
«Mi chiamo Pierpaolo Consigli, nome d’arte “Pico48”, sono un ragazzo di 72 anni, vivo nel cuore dei Colli Euganei in un paesino che si chiama Rovolon in provincia di Padova. Sono un mancato architetto non avendo completato gli studi non certo per cattiva volontà, ma in compenso 7 anni fa, dopo aver frequentato un Istituto d’Arte nei corsi serali di scultura, ho conseguito con orgoglio il diploma di Maestro d’Arte».

Come e quando hai scelto di diventare uno scultore?
«Il desiderio di fare scultura e frequentare un Istituto d’arte risale da quando ero ragazzo, ma mi è stato impedito dalla famiglia in quanto all’epoca questo tipo di scuole alternative, risultavano non adatte ad un ragazzino di buona famiglia. Ho potuto quindi decidere di frequentare dei corsi di modellato solo molto più tardi, circa 10 anni fa iniziando a frequentare un laboratorio di un’amica scultrice con le prime piccole forme in argilla».

Che tipo di materiale usi?
«Attualmente lavoro con l’argilla che è il materiale che mi consente di realizzare le mie opere con meno impegno rispetto ad altre tecniche. Ma ho eseguito sculture anche con altri materiali quali legno, cera, gesso e marmo».

Tu raffiguri volti umani, come mai questa scelta?
«Ho sempre amato l’arte figurativa ed in particolare i volti. Ho la convinzione di trasferire nei volti che realizzo, parte del mio modo di essere, di sentire e di vivere. Sono una persona positiva, riconoscente alla vita e come ogni scultore, appassionato di ciò che riesco a creare dalla materia. Alla fine credo che siano proprio i miei volti a dover parlare di se stessi e di me. Loro comunicano in quel linguaggio universale non parlato che è tipico non solo della scultura e della pittura, ma anche della danza, della musica e di ogni espressione artistica che in qualche modo riesce a produrre emozioni anche senza le parole».

Visto la tua maestria nel creare volti umani, qualcuno ti ha mai commissionato il suo busto?
«Realizzare un ritratto non è certo facile. Ho fatto solo un ritratto a mio figlio ed un autoritratto con il mio cane, ma mi ha richiesto molto tempo e molto impegno e in questo momento non penso di poter accettare di farne per terze persone».

Tra le tue esperienze lavorative, ce n’è una che ti ha dato maggior ispirazione?
«E’ stato certamente il mio primo lavoro di scultura su marmo dopo aver eseguito il modello in argilla bianca. Si tratta di Tersicore in “Metamorphosis”, un’opera che mi ha dato molta soddisfazione. Ho capito che lavorare il marmo riproducendo da un modello con i sistemi classici a pantografo, non è certo uno scherzo!».

Domanda scomoda, cose ne pensi della sempre più usata stampa 3D?
«Ritengo che non possa essere chiamata un’opera d’arte nel modo classico, ma semplicemente una riproduzione tecnologica di un modello».

Cosa vuol dire essere uno scultore oggi?
«Credo che non ci sia una risposta univoca. Ci vuole sicuramente un grande amore per l’arte, avere gli strumenti tecnici e le capacità per affrontare una disciplina non certo facile da mettere in pratica. Bisogna avere dei buoni Maestri, passione e caparbietà nel proseguire nonostante le delusioni iniziali, ma anche tanta umiltà perché non si smette mai d’imparare dai più grandi».

Qual è il tuo messaggio artistico?
«Non lo so se sia artistico, ma posso solo lanciare un messaggio sulla base della mia esperienza personale indirizzato ai ragazzi che sentono di avere una certa predisposizione per la pittura, la scultura o qualche altra disciplina artistica. Devono provarci e non desistere magari al primo risultato negativo. Trovarsi un buon Maestro se possibile anche di vita! Seguire il proprio istinto artistico, applicarsi, studiare molto e farsi contaminare dalla Storia dell’arte di cui l’Italia è strapiena! Se c’è la passione e la voglia di fare i risultati sicuramente ci saranno!».

Prima di salutarci, hai qualche curiosità da raccontare?
«Una forse la posso accennare. Quando ho eseguito una piccola mostra tra amici facendo vedere le mie opere, una di queste in particolare ha commosso più di una persona. Ho visto infatti diversi occhi lucidi quando si trovavano davanti alla mia statua preferita ed ho capito il perché. Nel mio autoritratto in cui il mio sguardo incontrava quello del mio adorato cane, si leggeva in modo chiaro, dove può arrivare l’amore e l’attaccamento tra un uomo ed il suo cane».

Scopri il video dedicato all’artista

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