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Visioni artistiche che nascono da sogni e ricordi macabri

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Marcello Gatti, in arte Myoopia è un illustratore e grafico interessantissimo sia per il suo stile che per le proposte artistiche.

Breve presentazione.
«Sono Marcello Gatti, aka Myoopia (mezzo accecato da quando sin da giovane… miopia state of mind). Nasco nella bassa bergamasca oramai 40 anni fa, poi mi sono trasferito a Milano in quella fase in cui ero indeciso nello scegliere se diventare un fisioterapista, oppure provare ad intrufolarsi nel fantastico mondo della pubblicità. Forse, economicamente, sarebbe andata meglio la prima strada, ma di sicuro quella che alla fine ho preso è sicuramente più divertente».

Raccontaci il tuo percorso artistico.
«L’aspetto più artistico l’ho intrapreso verso i vent’anni, quando ho unito la passione per la musica (suonavo la batteria in un gruppo hardcore) a quello della grafica, creando un primo sito “marcyartwork” dove pubblicavo delle copertine “fasulle” che però balzarono all’occhio di una etichetta musicale, la Wynona Records di Genova che ne apprezza lo stile e decide di arruolarmi. Da qui inizia la mia avventura musicale, partendo da gruppi come Vanilla Sky, Forty Winks fino a fare album per l’America, il Giappone, e in Italia mi ritrovo a lavorare per Caparezza, Punkreas, Cisco, Giuliano Palma, Club Dogo e molti altri».

Hai avuto il piacere di vedere qualche tua creazione anche nel cinema, ce ne parli?
«In una fase chiamata THE APARTMENT, in cui lavoravo con Nik (ora famosissimo tatuatore) sempre per progetti musicali, ho iniziato a preparare delle grafiche di poster un po’ diverse dal solito, erano un pochino troppo articolate per comparire come copertina di un disco, ma a me piacevano molto quindi ho cominciato a raccoglierle per poi esporle. Nel 2010, il regista Gabriele Salvatores ne scelse qualcuna per allestire una scena nel suo film “Happy Family”. Allora io e Nik, cominciammo a pensare che la nostra creatività riceveva apprezzamenti e quindi attraverso qualche cambio di stile (per un paio di anni ho lavorato molto sul vettoriale/pop, come quando realizzai il tributo ad Alda Merini) siamo arrivati a oggi».

Osservando le tue illustrazioni si nota subito la particolarità della tua tecnica, ce ne parli?
«Da qualche anno mi piace prendere delle vecchie fotografie e rielaborarle, tagliarle e riunirle, una sorta di Re Animator moderno»

Come nascono le tue creazioni?
«Ho sempre avuto la passione per i film horror e mio padre (medico) da piccino mi portava a vedere le operazioni che faceva, forse per quello qualcosa di “macabro” mi è rimasto dentro, anche se la maggior parte delle mie creazioni nasce da pensieri che mi vengono, una sorta di sogno che a grandi linee abbozzo per poi costruire piano piano assemblando il tutto con vecchie fotografie e successivamente lavorato a computer».

Le tue sono delle vere e proprie visioni artistiche.
«Raffiguro storie d’amore (spesso finite male), ricordi di personaggi a tratti mistici, situazioni paradossali che capovolgono la realtà, prospettive surreali… una volta, un curatore per una mia personale scrisse: “Intensamente giocato su significante e significato, questo “contenitore” rappresenta la sintesi del suo pensiero artistico, tra bizzarrie grafiche e paradossi visivi, in equilibrio costante tra piacere e dolore, tra una pacifica esistenza e una violenza imprescindibile” ecco credo che dietro questa inquietante riflessione ci sia il concetto del progetto MYOOPIA».

Un messaggio per chi osserva le tue opere?
«Mi piace comunque l’idea che le persone si ricreino le loro di storie, le loro visioni, le loro associazioni mentali nell’osservare le mie creazioni. Nel 2015, mi trovavo a Kiev per una mia mostra e c’era esposto il mio “Bimbo con l’ascia” (una delle stampe più vendute della mia fase POP) e qualche giorno prima della mia esposizione, Putin aveva abbattuto un aereo ucraino… ecco il pezzo è stato venduto come “The Little Putin”, con grande entusiasmo dell’acquirente».

Cosa non deve mai mancare sul tuo tavolo da lavoro?
«Il mio tavolo da lavoro è sempre un gran casino, oltre a un buon prosecco, non possono mancare vecchie riviste tra gli anni 50 e 80 (preferibilmente straniere) da cui poter scansione vecchie foto… questa combo è essenziale».

A quali progetti stai lavorando?
«Per ora mi sto godendo questo delirio covid, sicuramente fonte di pensieri contorti e pertanto, appena torno nel mio studio, avrò modo di trasformarli in illustrazioni».

Scopri il video dedicato all’artista

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