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I ricordi di infanzia diventano oggetti da scolpire

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Giovanna Argetto è una scultrice che con l’uso dell’argilla da voce alle sue emozioni. La prima opera che ha realizzato è stata un crocifisso e ha una passione per le automobili.

Breve presentazione.
«Mi chiamo Giovanna Argetto, sono nata a Bologna nel 1968. Vivo a Ferrara da quando mio padre, nel 1972, venne nominato Capo della Polizia di Pubblica Sicurezza e da quì la mia famiglia non si è più spostata. Sono laureata in Giurisprudenza, sposata e ho due figlie».

Come e quando hai deciso di dedicarti all’arte.
«
Mi piace pensare che non sono stata io ad avvicinarmi all’arte ma è lei ad avermi chiamata a sé per darmi conforto dopo un triste lutto. Ricordo che stavo seguendo una trasmissione sulla vita di uno scultore di cui non ricordo il nome e venivano mostrate  le sue opere. In quel momento ho sentito un bisogno impellente di creare qualcosa di mio e dentro di me già sapevo che le mie mani sarebbero state in grado di concretizzare ciò che avevo in mente. Devo dire che sono sempre stata portata. Ai tempi della scuola, qualsiasi lavoro artistico, qualsiasi disegno venisse assegnato, il mio aveva sempre un riscontro molto positivo. Nonostante ciò, non ho poi proseguito con studi artistici. Comunque, nel 2012, dopo questa “chiamata” sono bastati pochi giorni di organizzazione per procurarmi materiale e strumenti ed ho iniziato. Ma era già tutto lì, dentro di me che attendeva di esprimersi. Un Crocifisso è stato il mio primo soggetto».

Che tipo di tecnica artistica usi e quali soggetti preferisci raffigurare.
«
Tutti i miei lavori sono realizzati in argilla poi vengono patinati con ossidi e acrilici. I miei soggetti nascono sempre dai miei ricordi, dalla mia infanzia e adolescenza. Ad esempio scolpisco spesso cavallucci marini in ricordo di quando, ancora piccina, sulla spiaggia di Marina di Ragusa, dove ci recavano tutto gli anni nella casa delle vacanze, trovai un piccolo cavalluccio marino ormai essiccato che appesi sulla parete affianco al mio letto e trascorrevo ore a guardarlo e a fantasticare. Oppure spesso i miei soggetti sono delle automobili. Infatti, se vado indietro con la memoria, mi rendo conto che il mio interesse per le automobili risale ai primi anni di vita, quando a Bologna, nel tragitto con lo scuolabus da casa all’asilo delle Suore Dorotee, mi divertivo a individuare le macchine di colore rosso. Negli anni 80, a 13 anni conoscevo praticamente tutti i modelli di automobili che circolavano comunemente. Di ogni modello non cerco di riprodurre con precisione le forme, non ricerco la perfezione, quella è caratteristica dei modellini commerciali in scala. Io esaspero ed esalto i particolari che mi piacciono di più. Ad esempio i fari o la mascherina…Ciò che conta per me è il colpo d’occhio. A colpo d’occhio l’osservatore deve poter riconoscere il modello, non deve ritrovare le esatte proporzioni per capire di cosa si tratta. Cerco di trasmettere un’emozione, di suscitare immagini e ricordi in chi guarda. E devo esserci riuscita. In particolare quando poco tempo fa una restauratrice di opere antiche di Ferrara della quale ho potuto apprezzare anche lavori in terracotta, mi ha chiesto di realizzare per lei la scultura di una Renault 4 e per fare ciò mi ha inviato una fotografia che la ritraeva da ragazza sulla sua amata vettura». 

C’è un’esperienza lavorativa che ti ha dato maggior soddisfazione?
«Da sei anni mi viene affidato il compito dal Club Officina Ferrarese, di cui io stessa sono socia, di realizzare una scultura con cui viene premiato il primo classificato della gara automobilistica “Valli e Nebbie ” che si svolge ogni anno nella mia città. Per me è una grande soddisfazione anche se, trattandosi di un unico esemplare, c’è un attimo in cui soffro il distacco da quel lavoro che mi ha impegnata per alcuni mesi». 

Quanto servono i social oggi se sei un artista.
«I social per me hanno una grande importanza in quanto hanno praticamente soppiantato tutti gli altri mezzi di informazione e quindi se vuoi che anche gli altri vedano i lavori che fai, devono essere visibili sui social, altrimenti semplicemente non esisti.

Cosa non deve mai mancare sul tuo tavolo da lavoro?
«Ultimamente mi sono avvicinata al mondo della ceramica. Mi piace sperimentare altre tecniche e per questo sto frequentando il laboratorio di un ceramista. Se devo dire cosa non manca mai sul mio tavolo quando lavoro, devo necessariamente rispondere la gattina abbandonata che è diventata una di famiglia e che ora non mi lascia mai».

I link dell’artista

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