Korfu

Il pensiero profondo prende vita con la colorazione sperimentale

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Fabrizio Bidoli, in arte Korfu, un pittore friulano sperimentale, amante delle chine e della mescolanza di colori acrilici e resine.

Breve presentazione.
«Mi chiamo Fabrizio Bidoli, vivo in Friuli Venezia Giulia in un borgo medievale che si chiama Clauiano piccola frazione del comune di Trivignano Udinese. Sono un artista autodidatta, mi firmo KORFU nel 2014 quando ho incontrato un Monaco Zen dopo una giornata dedicata allo svolgimento di esperienze meditative e arte. È stato lui che mi ha denominato Korfu, spiegandomi che il significato di questa parola è “ama comunque”. Sulla base di questa ragion ho scelto di appropriarmi di tale denominazione e da quel momento mi firmo Korfu».

Raccontaci il tuo percorso artistico.
«Sin da bambino, ho visto mio padre dipingere, manipolare forme e colori, accogliere nella nostra casa altri pittori. Un cosmo che mi affascinava e dal quale mi sentivo attratto. A scuola, alle medie, ho avuto la fortuna di incontrare un insegnante capace, Aldo Fornaro: lui mi ha indirizzato, ma, lo ripeto, la mia formazione è stata individuale, selettiva, guardando certo a quello che faceva mio padre, soprattutto ai suoi lavori grafici, ma cercando, al tempo stesso, di mantenere una mia ricerca, una mia personalità, un mio stile».

Che tipo di tecnica usi?
«Un mix di materiali diversi con connotazione stilistica omogenea direttamente imputabile al fatto che la loro combinazione è il risultato di un processo continuo di ricerca e sperimentazione».

Come definiresti il tuo stile?
«La mia arte utilizza, da sempre, una pluralità di materiali, pur mantenendo una cifra stilistica omogenea, nella sua continua ricerca di sperimentazioni; mi piacciono le chine, l’uso delle mescolanze di resine e di colori acrilici, che creano linee, percorsi e fratture di significati in una dimensione sovente onirica o surreale, di forte impatto visivo, di memorie tracciate nei segmenti o negli spazi vuoti, bianchi, rimandi a stati e stadi di una coscienza o conoscenza atavica, insita nel nostro stesso Dna».

Come nascono le tue opere?
«Nascono da un pensiero profondo ed interiore, rivivo momenti, vedo delle cose le disegno, metto del colore. Si tratta, di volta in volta, di esprimere e comunicare energia allo stato puro oppure una sorta di pausa, di sospensione che rimanda a tracce da scoprire o velare, nel tempo, nella ciclicità delle attese, nella dimensione scritta in cui si collocano le nostre esistenze. La pittura è un altrove, un disincanto che svela e rivela la possibilità del reale, in una dimensione soggettiva, onirica, dove i nostri passi calpestano, nudi, gli echi della nostra interiorità».

Quale colore non deve mai mancare nella tua tavolozza?
«Mi piacciono tutti i colori, in questo momento il colore che non manca mai è il blu e l’azzurro. L’azzurro simboleggia la ricerca, l’eterna insoddisfazione nei confronti di ciò che si vede attorno a sé. Allo stesso tempo, questo colore porta alla riflessione e quindi all’interiorizzazione… In questo momento per me è fondamentale».

A quali progetti stai lavorando?
«Sono coinvolto in numerosi progetti e obiettivi e mi sto approcciando all’arte nella sua connotazione digitale. In particolare, sto lavorando sulle modalità volte allo sviluppo di stampe per mezzo della tecnica Fine Art Giclée che costituisce una riproduzione individuale, ad alta definizione».

Qual è il tuo messaggio artistico?
«Il mio messaggio è un miscuglio di sensazioni, linee e colore per descrivere il momento che mi circonda… utilizzo il disegno, il colore come forma di narrazione visiva. Una sorta di ricerca e dialogo senza fine con e dentro noi stessi; una possibilità di rendere visibile l’invisibile, di vero il reale e quotidiano il fantastico».

Scopri il video dedicato all’artista

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