Domenico De Rubeis è un artista e pittore che ripropone la realtà attraverso la sua visione artistica fatta di colori e materia.
Breve presentazione.
«Mi chiamo Domenico De Rubeis, 33 anni, vivo e lavoro a Solofra (Avellino). Diplomato all’Istituto Statale d’Arte ed ho abbandonato, successivamente, l’Accademia di Belle Arti di Napoli».
Come e quando hai deciso di voler diventare un artista?
«Non c’è un come o un quando, non c’è un divenire Artista. Si può decidere di diventare dipendente comunale, un impiegato d’ufficio, un professore o addirittura si può anche decidere di diventare pittore, ma soprattutto tra quest’ultima figura e l’artista ci sono due parole che fanno la differenza: fare ed essere. L’artista non sceglie di essere tale… ma è. Un ottimo pittore riproduce la realtà, un artista non ha esigenza di riprodurre un qualcosa che già esiste ma è colui che cerca un senso in ogni suo gesto quotidiano per poter andare oltre quella realtà che altri solo riproducono».
Che tipo di percorso hai fatto?
«La forza che mi ha liberato verso l’espressione è stata sicuramente l’esperienza di due anni come volontario nelle periferie di Lima e sulle Ande, in Perù (tra il 2010 ed il 2014). Soprattutto il primo anno ha fortificato in me l’importanza di liberarmi dalle mie esigenze, la più importante quella di esprimermi. Quindi, mi sono totalmente allontanato ed ho abbandonato i ritratti su commissione e la varie riproduzioni di un qualcosa per plasmare realmente ciò che in me esisteva da sempre».
Osservando le tue opere si può percepire a prima vista una certa diversità di stile, per poi convergere in una direzione che è il tuo messaggio artistico, ce ne parli?
«Come detto precedentemente, l’artista è. Essendo si modella alla realtà. Una volta che l’anima entra in contatto quest’ultima trova varie “soluzioni” con cui esprimere le proprie esigenze. Importante è non allontanarsi mai dal proprio ideale, personalmente la lotta tra “ANima COntro MAteria”. Un punto fondamentale della mia espressione non è solo un concetto artistico e di bellezza estetica, ma anche una ricerca filosofica di vita: l’Artista e l’Uomo non possono scindere, l’uomo esiste ed ecco perché l’artista E’, ma a differenza dell’uomo (Materia) l’artista (Anima) è eterno, quindi non ha tempo, non ha periodo in cui poterlo catalogare; l’anima (Artista) vive per sempre, da sempre…e una volta plasmatasi nella realtà, non avendo il periodo di inizio e di fine della materia (Uomo)…ecco la lotta».
Parlaci dei tuoi progetti artistici.
«I differenti stili si racchiudono nella lotta sopra citata, con l’ acronimo AN.CO.MA (ANima COntro MAteria). Il primo ramo di questa espressione è “Nascon(d)o Emozioni”: le tele monocromatiche vengono coperte con la carta velina, “sul suo interno” vengono plasmate le emozioni dell’ANima che entrano in contrasto con gli ideali della realtà circostante e quindi vengono coperti per proteggerli o il risultato della lotta viene nascosto, ma il tutto lasciato intravedere.
In “SCOMPOSIZIONI” la tela non è più materiale su cui esprimersi ma diviene essa stessa materia. La strappo, la scompongo e la ricompongo, attaccata poi con chiodi o spilli come a ricreare una Realtà più consona alle Esigenze personali. Il disagio dell’Es, su cui si è sempre scritto non è più invisibile ed in-vissuto nel reale ma è diviene esso stesso reale. “L’Arte non è un gioco, ma è penetrare con le proprie mani nel torace, strapparsi l’ANima e scaraventarla nella realtà”.
Con p-IO-ggia ho voluto omaggiare la natura. “Gli impressionisti rappresentavano la Natura, io sento l’esigenza di avvertire un contatto diretto, mi lascio bagnare dalla pioggia e sentirla urlare le proprie esigenze”. I colori che inizialmente sono deposti con impeto sulla tela vengono sciolti dall’intervento della pioggia che li fonde, creando giochi di sfumature realmente naturali, non volute dall’uomo.
In ultimo “IMPATTI”. L’intervento di oggetti esterni modifica fisicamente il colore precedentemente applicato sui supporti come la tela o pannelli di legno. Il colore uniforme si incorpora ad un altro, o ad altri, creando ulteriori gradazioni. Non c’è la pennellata dell’artista, ma un gesto vero e proprio: quello di portare due supporti allo scontro avendo così la libertà dell’uomo prima e la libertà d’espressione della materia poi».
Quest’anno è stato difficile per tutti ma soprattutto per gli artisti, come stai vivendo questa situazione?
«Purtroppo per la pandemia dovuta al Covid-19 ho dovuto annullare varie personali, che spero di poter riprendere. I progetti futuri sono tanti c’è solo da farsi forza e sopravvivere in questo periodo storico che (sappiamo che è da anni oramai) non aiuta di certo gli artisti, soprattutto gli emergenti, che si trovano a combattere con galleristi meno appassionati d’arte, meno propensi al messaggio e più vicina alla passione del guadagno. Oramai quando si vede un’opera d’arte non si cerca di capirne il senso e l’approfondire la conoscenza dell’artista/uomo, ma la prima cosa è vedere se si può vendere. Un processo inverso che non avrebbe di certo fatto conoscere oggi come oggi un Fontana o un Burri… chi comprerebbe nell’epoca odierna “un oggetto non pacchiano” ma intriso di filosofia e senso che a quasi più nessuno interessa?
C’è da riportare l’Arte all’essenza dell’anima».
Scopri il video dedicato all’artista