Davide Pieragostini è un illustratore e graphic designer, il suo progetto recente vede come protagonisti i grandi classici della letteratura. Si definisce molto pignolo e ha una vera ossessione per la scelta dei colori.
Breve presentazione.
«Sono Davide Pieragostini, marchigiano classe 1988. Vivo e lavoro a Milano dal 2012 ma sono originario di Arcevia (AN). Ho affrontato con “lacrime e sangue” il Liceo Scientifico per poi trovare la mia strada alla Libera Accademia di Belle Arti di Rimini che mi ha permesso di dare sfogo al mio estro. Da ormai 9 anni lavoro come graphic designer per un’agenzia di comunicazione e mi occupo principalmente (ma non solo) di packaging. Per passione invece mi diletto con l’illustrazione dal 2018».
Quando hai deciso di dedicarti all’illustrazione.
«Fin da piccolo ho sempre apprezzato il disegno e il fumetto, facendo però un percorso scolastico decisamente distante. L’Accademia è stata il luogo che mi ha permesso di approcciarmi in maniera totale all’arte. Questo amore è cresciuto poi nel tempo anche con l’esperienza lavorativa. Ma, ad essere sinceri tutto è nato grazie ad un regalo».
Cosa racconti con le tue illustrazioni e come nascono.
«Le mie illustrazioni hanno come obiettivo principale il raccontare momenti di vita in cui il fruitore può proiettare se stesso, perciò mi lascio ispirare da ciò che mi succede o da ciò che succede alle persone attorno a me. Mi piace pensare di poter creare un universo di serenità dove tutti sono spensierati: la reazione che vorrei scatenare in chi guarda, infatti, è il sorriso. Solitamente la fase più lunga del processo creativo è quella concettuale: lo studio delle pose, dell’ambientazione, del momento da catturare e l’importantissima scelta dei colori. Sono molto pignolo da questo punto di vista e non mi fermo finché non mi ritengo soddisfatto. Dopodiché proseguo con uno o più bozzetti a matita che vado poi poi a ricreare in digitale con la tavoletta grafica».
Come descriveresti il tuo stile.
«Questa è una domanda bella tosta. Credo che il mio stile si possa definire pop, fresco e leggero e al contempo intenso e profondo».
Alcune tue illustrazioni sono dedicate alla letteratura e sono diventate un progetto artistico.
«“Grandi Classici” è nato dall’esigenza di ampliare un po’ gli orizzonti sia dal punto di vista dei temi che del pubblico. E’ stata una bella sfida, ma anche un bel traguardo che mi ha permesso di rendere “reali” i personaggi che la mia mente ha plasmato la prima volta che ho letto queste opere senza età. Per ora mi sono concentrato su 12 libri, ma mi sono divertito così tanto che son sicuro ci saranno ancora libri da disegnare sul mio cammino».
A proposito di libri, ce n’è uno in particolare a cui sei legato.
«Sicuramente “Il Visconte Dimezzato”. Ho conosciuto Italo Calvino grazie a “Topolino” e, innamorato della parodia di Silvia Ziche, ho voluto subito recuperare l’opera originale che insieme a “Il Barone Rampante” e “Il Cavaliere Inesistente” fa parte de “La Trilogia degli Antenati”. L’aspetto che amo di più di questa trilogia è sicuramente l’allegorico ritratto dell’uomo moderno in cui si fondono fiaba e realtà».
Cosa non deve mai mancare mentre lavori?
«La “spirimpillità”: devo avere il cervello leggero e al contempo pieno di idee positive e un sottofondo di buona musica. Tutto questo mi permette di entrare in una bolla dove ci siamo solo io, la tavoletta grafica e l’illustrazione. Con questi presupposti posso disegnare per ore e ore senza sentire alcuna fatica o stanchezza. Spesse volte mi dimentico anche di mangiare!».
Stai lavorando a un progetto in particolare?
«Ho appena concluso un progetto molto introspettivo sul rapporto con se stessi e con la propria anima che ha visto la collaborazione di sei diversi modelli e un finale in cui si fondono grafica e poesia. Al momento mi sono gettato a capofitto in un progetto molto surreale con i cactus che diventano protagonisti dei dipinti più famosi al mondo. In futuro, inoltre, vorrei poter dare movimento ai miei personaggi attraverso animazione e 3D. Ci sto lavorando!»
Una curiosità prima di lasciarci.
«Lo scorso anno è stato pubblicato “All’Ombra della Quercia” di Marco Cignoli, un meraviglioso diario per grandi e piccini in cui mi sono occupato della copertina e delle illustrazioni interne. E’ stata una fantastica esperienza e credo che la possibilità di collaborare con altri artisti (di qualsiasi tipo) sia l’aspetto più bello del fare arte».
I link dell’artista
Scopri il video che gli abbiamo dedicato