David De Giorgio

Viaggio nelle terre selvagge dell’Alaska

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progetto fotografico di David De Giorgio

Siamo partiti virtualmente per un fantastico viaggio grazie ai bellissimi scatti di David De Giorgio, una nostra vecchia conoscenza. Visto che in questo momento nessuno di noi può viaggiare purtroppo per ragioni che ben sappiamo (Covid-19) , vi invitiamo a leggere questa intervista fatta a David che ci porta nella fredda e incontaminata Alaska.

Ciao David, come è nata l’idea del viaggio in Alaska?
«L’idea di questo viaggio risale a diversi anni fa, quando per la prima volta vidi il film “Into the Wild” e, successivamente, letto il libro di Jon Krakauer “Nelle terre estreme” dal quale il film ha preso ispirazione. All’inizio non era un vero e proprio desiderio affrontare un viaggio di questo tipo, la storia di Christopher McCandless mi affascinava parecchio, ma l’idea di ripercorrere i suoi passi mi sembrava impossibile. Non avevo la giusta esperienza. Tutto ha iniziato a concretizzarsi quando, in un viaggio, ho conosciuto un travel blogger (Edoardo Del Mastro – alias Mentenomade), che l’esperienza del trekking al “magic bus” l’aveva realizzata, anche più di una volta. E così, quella voglia che inconsciamente avevo dentro, è iniziata a diventare più tangibile. Edo mi ha raccontato nei minimi dettagli la sua avventura indicandomi anche le insidie che nascondeva questa esperienza.Nel frattempo sono maturato anche io… ho affrontato diversi viaggi “estremi”, ho percorso diversi trekking in solitaria e mi son “creato” un’esperienza idonea».

In questa avventura non eri solo, chi erano i tuoi compagni di viaggio?
«In uno dei suddetti viaggi, un trekking al campo base dell’Everest, ho conosciuto i ragazzi con i quali abbiamo deciso di partire per l’Alaska. Eravamo in sette e tutti desiderosi di ripercorrere le tracce di Alex Supertramp nelle terre estreme».

Un’altra domanda che viene da fare è… come si organizza un viaggio così impegnativo?
«Ci è voluto qualche mese prima di organizzare tutto. Tra le scelte più complesse c’era la data di partenza. Impossibile partire in estate perché risulta non affrontabile il guado del fiume Teklanika, nel periodo estivo è in piena a causa dello scioglimento dei ghiacci.In primavera e autunno, il fiume, nella maggior parte dei casi, è attraversabile. Bisogna immergersi fino alla vita (l’acqua è comunque gelata) ma si passa. Bisogna però tenere presente che gli orsi in quel periodo sono svegli e potrebbero risultare una minaccia. Noi abbiamo scelto l’inverno, dove il fiume è completamente gelato e gli orsi sono in letargo. La vera sfida è quella del freddo, le temperature medie sono intorno ai – 20°. Abbiamo affittato la maggior parte dell’attrezzatura nella città di Anchorage idonea a praticare un’avventura di questo tipo e con queste temperature. Il 20 febbraio abbiamo iniziato il trekking, il giorno successivo abbiamo raggiunto il “magic bus“, e, sabato 22 eravamo di rientro nella cittadina di Healy. La restante permanenza l’abbiamo utilizzata principalmente per la visita del ghiacciaio Matanuska».

Tu e i tuoi compagni avete seguito un corso di sopravvivenza prima di partire?
«Non abbiamo fatto nessun corso di sopravvivenza per affrontare questa avventura. Tecnicamente, il trekking, non ha difficoltà particolari. Abbiamo integrato i nostri consueti allenamenti con una sorta di preparazione al freddo fatta principalmente di docce giornaliere gelate (un po’ quello che fanno i marines)».

Una curiosità… quanti km avete percorso?
«Lo stampede trail, il percorso che abbiamo affrontato, è lungo 32 km (64 totali andata più ritorno). Si raggiunge in macchina tramite una strada chiamata Stampede road che parte da Healy. Gli ultimi 10km di quest’ultima strada erano completamente innevati e impraticabili in auto. Pertanto abbiamo dovuto allungare il trek di ulteriori 10 km».

La cosa più bella che vi è successo o avete incontrato sul vostro cammino.
«La cosa più bella vissuta è stata l’arrivo al “magic bus”. Ho raccontato l’emozione vissuta in post sul mio profilo instagram (@david.degiorgio) che ripropongo qui di seguito:

“Quando ci sono entrato, inconsciamente ho trattenuto il respiro. Diversi attimi in apnea,per non intaccare la sacralità del luogo.. Sempre senza consapevolezza,tutto d’un tratto,una serie di immagini hanno iniziato a scorrermi in testa.. La vita di un ragazzo dentro quel bus alla ricerca della sua felicità…e la mia vita, la mia ricercae le persone che ci sonoe quelle che ci son state….Il mio futuro ed i miei desideri. Chris alla fine ha trovato la sua verità, forse troppo tardi ma è riuscito a regalarci un concetto che, per noi avventurieri, deve essere fondamentale “La felicità è reale solo quando condivisa”.

Ed allora dico io
Amate a più non posso
La vostra donna
Il vostro amico
Qualsiasi vostro compagno di vita
Ogni essere vivente
Amate il Mondo e portatene rispetto.
Odiare è una inutile perdita di tempo
E quando ce ne renderemo conto potrebbe essere troppo tardi.
Happiness only real when shared.

E la peggiore esperienza?
«La peggiore è successa dopo la prima notte in tenda. Quella mattina, due di noi, hanno accusato dei problemi muscolari e hanno deciso di rientrare. La sensazione è inspiegabile. Come se un pezzo di me si staccasse. La gioia del raggiungimento del “magic bus” è stata fortemente attaccata dalla non presenza di questi miei due compagni».

Grazie per averci portato con te in questa terra meravigliosa e ti chiediamo…. hai già un’altra meta in mente?
«In questo periodo così particolare, purtroppo non ho una meta ben precisa. Da buon viaggiatore, però, i desideri sono davvero tantissimi. Mi piacerebbe salire sul Kilimangiaro, rivedere l’Ama Dablam in Nepal magari sfruttando i numerosi trekking che la catena Himalayana offre, poter fare un roadtrip in Australia e Nuova Zelanda, poter scoprire le culture di tutta l’America Latina, vivere selvaggiamente l’Amazzonia con le tribù sciamaniche, conoscere profondamente la spiritualità indiana, percorrere la via della seta in Asia Centrale tra i cosiddetti paesi “stan”. Forse farei prima a concretizzare il mio antico sogno di fare il giro del Mondo.

E, come si dice in Pakistan, sarebbe “zabardast” (fantastico!)

Scopri il video racconto del viaggio sul suo canale https://youtu.be/Ix_oezg3sb4

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