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La stanza del tè

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progetto artistico di Benedetta Frezzotti

«Quando nella mia vita esplode il caos il mio cervello va istintivamente alla ricerca di tè e Giappone… ok, Giappone, tè e cioccolato. È così da sempre… durante uno di questi momenti di bulimia nipponica mi sono imbattuta nel testo di Kakuzo Okakura Lo zen e cerimonia del tè. È un libro breve e chiaro. Più che ricettario o una guida passo passo, è un libro di filosofia dell’arte giapponese per occidentali, scritto per favorire lo scambio culturale intorno al tè. Non potevo non amarlo.

Di tutto il libro riporto malamente e in modo personale quello che è alla base di questo mio piccolo progetto: l’idea della stanza per il tè, accompagnata spesso da un giardino zen: un luogo praticamente vuoto, ma costruito per generare un senso di armonia; un luogo costruito per svuotare la mente e permettere a nuovi pensieri di trovare voce.

Le stanze del tè sono molte cose ancora, ma l’idea di “stanza del tè” intesa come un luogo costruito apposta per schiarire la mente e favorire il pensiero mi accompagna da allora. A causa della pandemia e del lockdown non ho potuto ricorrere ai sistemi che uso abitualmente per svuotare la mia mente: camminare, lavorare al tavolino di un bar, bere una birra con gli amici. In compenso il carico di incertezza e di problemi è aumentato e molte questioni quotidiane hanno richiesto un grosso cambio di organizzazione. Improvvisamente avevo bisogno di una “stanza del tè”: qualcosa da guardare per svuotare la mente e rimanere focalizzata sui miei obiettivi. Per questo ho iniziato a costruire micro giardini zen e ikebana di carta. Loro e il tè sono il mio rifugio per deframmentare il mio cervello quando mi sento sovraccarica. Li tengo sulla scrivania o come sfondo del desktop e quando serve mi ci immergo un attimo e mi subito rimetto all’opera con nuove energie. Per realizzare questi lavori utilizzo il cartone vegetale e le retine di carta degli imballaggi dei pacchi che mi arrivano numerosi in questi mesi, su cui applico diversi tipi di carta. Solitamente impiego la tradizionale carta washi, perché è solida e la sua texture è bella da toccare; la Takeo Paper dell’omonima cartiera Giapponese per le sue palettes colore e la sua eleganza; la carta di gelso, fondamentale se voglio lasciare l’effetto della luce filtrante tra le foglie perché rimane particolarmente morbida, fibrosa e trasparente. Il procedimento dura qualche ora.

Un’altra cosa importante della stanza del té è la condivisione. Per questo vi mostro la mia stanza del tè preferita, in formato digitale, da usare come salvaschermo.
La trovate qui nel mio link-tree

E così, per gioco, vi lascio anche il nome del té che l’ha ispirata: Red Shan, un oolong vietnamita molto caldo e con un leggero gusto di cacao e frutta secca, che mi coccola quando la mia testa non ce la fa più».

Benedetta Frezzotti

I link dell’artista

Leggi anche l’intervista a Benedetta Frezzotti per la nostra rubrica “L’artista racconta”

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