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Stile ecclettico ed opere dalle tinte psichedeliche

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Leone Laria, artista poliedrico racconta il suo vissuto con l’arte e come porta avanti il suo messaggio artistico “psichedelico”.

Ciao Leone, raccontaci un po’ chi sei.
«È un po’ difficile riassumere, ho avuto una vita variegata… Sono nato e cresciuto in Sardegna, ho vissuto in vari Paesi d’Europa e Nord Africa. Attualmente mi divido fra Amsterdam e la Sardegna. Oltre che disegnare faccio il traduttore, specializzato in psiconautica e cannabis, sotto tutti gli aspetti (coltivazione, neuroscienze, aspetti legali, cannabis terapeutica…). Quando sono ad Amsterdam faccio il cat-sitter».

Come è nata la tua passione per l’arte e come è stato il tuo percorso fino ad oggi. 
«Non ricordo di aver mai iniziato a disegnare, come non ricordo di aver iniziato a camminare… Tutti i bambini disegnano per curiosità, poi qualcuno semplicemente non smette mai! E crescendo ho sempre saputo che quello era il mio cammino, e il mio “superpotere”. Ho studiato Decorazione all’Accademia di Belle Arti di Sassari, ma prima avevo fatto il Liceo Classico ed ero, dal punto di vista del disegno e della pratica artistica, un completo autodidatta. E non c’era internet, per cui venivi influenzato dai libri o altri materiali random che ti capitavano fra le mani. Per me sono stati gli album di Pazienza, il primo e insuperato maestro.  Verso la fine dell’accademia la mia produzione artistica si era distaccata dal disegno, concentrandosi su installazione e opere di carattere più concettuale. Per diversi anni molta teoria artistica ed estetica, e poca pratica. Il disegno era diventato una pratica sussidiaria. Ma quello non era veramente disegnare… Mi stavo indirizzando a un percorso da insegnante di Storia dell’Arte e curatore d’Arte contemporanea. Fra le altre cose, in quegli anni ho gestito una piccola galleria che avevo chiamato LeOre d’Aria (pun intended), ero stato incaricato di formare e coordinare il team di allestimento per l’inaugurazione del primo Museo d’Arte contemporanea di Sassari in collaborazione con la rivista “Flash Art”, e avevo ideato e curato una rassegna di sei mostre di artisti e collettivi provenienti da Paesi dell’area mediterranea, chiamata Daunbacino (altro pun). Dopo l’Accademia mi sono laureato in Lettere moderne con una tesi sull’estetica arabo-islamica (pubblicata da L’Harmattan Italia con il titolo “Arte e Immagine nella Cultura Arabo-Islamica. Tradizione, testi accademici, e confronto con l’Occidente”); anni di corsi di perfezionamento in lingua araba a Tunisi, e master di ricerca in Francia. In origine avevo iniziato a studiare arabo perché ero interessato alla calligrafia, poi da cosa nasce cosa e mi sono ritrovato indirizzato a una carriera da insegnante e ricercatore tra Francia, Tunisia e Marocco. Poi a un certo punto, al secondo anno di dottorato, ho mollato tutto e ho iniziato anni di vagabondaggio facendo di tutto, fra Amsterdam, Marocco, Barcellona/Catalogna, Toulouse/sud della Francia. Spesso in luoghi autogestiti, urbani e non, come ecovillaggi e comunità neorurali. Dipingere e disegnare erano per certi periodi messi un po’ in secondo piano, ma durante quegli anni mi hanno sempre aperto delle porte. Dipingevo decorazioni su tela per rave e feste psichedeliche che organizzavo con vari collettivi, avevo creato uno spazio itinerante di body painting collettivo in quelle stesse feste e in vari festival, curavo dei workshop in centri sociali, ho disegnato una marea di flyer per un bar-ostello che gestivo a Barcellona… E forse sto dimenticando qualcosa! 
Poi qualche anno fa ho trovato il lavoro da traduttore che mi permette di gestire liberamente il mio tempo, e ho ricominciato a disegnare regolarmente e costantemente, fino a che è tornata ad essere la mia occupazione principale. Ho ricominciato a studiare come se stessi appena iniziando a disegnare – non c’è altro modo. E infine sono riuscito ad aprire il mio webshop, che mi costa moltissimo mantenere perché odio stare al computer e ci devo passare molte ore editando e pubblicando!»

Ci siamo imbattuti nel tuo profilo e ne siamo molto felici perché abbiamo trovato un vulcano di creatività che ci ha investiti, ad esempio i soggetti che rappresenti.
«I soggetti sono perlopiù onirici e psichedelici, ma anche animali e piante, e oggetti della vita quotidiana (anche come diario visivo)». 

Parliamo adesso di stile, come definiresti il tuo modo di esprimerti.
«Lo stile è eclettico. I modelli più influenti sono Pazienza, Crumb, Moebius. Quando qualcuno chiede come si “impara a disegnare”, il punto è proprio questo: scegli un artista che ti piace, che ti fa dire “ecco, voglio disegnare così”. E lo copi. Magari disegnando tutt’altro da quello che disegna lui/lei. Ma copi lo stile. E poi da lì ti crei il tuo. E mischi lo stile di un artista con quello di un altro. Ed essendo stato Pazienza un artista infinitamente eclettico e variato, quello era l’aspetto che più mi ha catturato e influenzato, che più risuonava con la mia natura. Lui stesso riuniva influenze e stili diversissimi e li faceva convivere. Ma qualunque cosa disegnasse, tutto quello che faceva era inconfondibilmente suo. Questa è anche la mia ricerca. E in questo so che il mio modello resterà insuperabile. Per nostra disgrazia, lui ha avuto a disposizione molto meno tempo per esplorare, anche se in quel brevissimo tempo ha realizzato un’opera inarrivabile. Il Jimi Hendrix del disegno italiano». 

Raccontaci le tue opere, come prendono vita dal processo creativo alla realizzazione finale e dove trovi ispirazione.
«Difficile dirlo… Diciamo che ho un immaginario di tipo visionario/onirico/psichedelico, che si alimenta delle tante e diversissime esperienze fatte, e si esprime con gli strumenti appresi negli anni di formazione classica italiana e nello studio della decorazione araba». 

Crei opere anche su commissione?
«Dipende! Se quello che mi viene chiesto mi interessa e mi diverte farlo, accetto la commissione. In generale non vendo originali, perché lavoro perlopiù con materiali poco durevoli (i pennarelli perdono colore con il tempo); perciò, trattandosi in ogni caso di riproduzioni, il modo più facile di procurarsi una mia creazione è acquistarla nel webshop

Se c’è una tua opera a cui sei più legato.
«Non particolarmente, se non forse il dittico di creature che ho messo nella selezione di immagini. Sono i primi due di quella serie e li considero fra i miei apici in termini di disegno». 

Il tuo messaggio artistico
«Direi il “messaggio” classico della psichedelia: l’apertura delle porte della percezione, l’unità del reale, la sinestesia; la liberazione della mente e la libertà di esplorare la mente, la morte dell’ego, la costruzione di una società di liberi e uguali. In continuità con questo, mi sta a cuore anche il messaggio della cultura raver, di cui faccio parte dagli inizi, dal 1989, e che si traduce nell’acronimo PLUR: più che mai oggi abbiamo bisogno di rivivificare questo messaggio, e il recente riconoscimento della techno berlinese come patrimonio dell’umanità può essere uno stimolo importante.  
Aggiungerei il messaggio animalista, che vorrei sintetizzare con questa citazione: 
“Non si devono misurare gli animali col metro umano. Sono creature complete e finite, dotate di un’estensione dei sensi che noi abbiamo perso o non abbiamo mai posseduto e che agiscono in ottemperanza a voci che noi non udremo mai. Non sono confratelli, non sono subalterni; sono altre nazioni, catturate con noi nella rete della vita e del tempo, compagni di prigionia nello splendore e nel travaglio di questa terra”. 
Anche questo poi, si ricongiunge con il sentimento mistico-psichedelico-enteogenico della fondamentale unità del creato».

Quali sono i tuoi progetti futuri.
«Disegnare il più possibile! Vorrei anche trovare un pezzetto di terra per creare un giardino commestibile, con pratica di permacultura e off the grid; e quindi anche uno spazio stabile di creazione che mi permetterebbe di dipingere su formato un po’ più grande oltre che di disegnare illustrazioni, cosa che da nomade non mi è possibile!» 

Una curiosità prima di salutarci.
«La mia firma è la coppia di ideogrammi cinesi “Wu Ming”, i cui riferimenti sono vasti ed evidenti».

I link dell’artista

Il video dedicato all’artista

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