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Trasmettere e raccontare il proprio pensiero

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Antonio Pace è un pittore figurativo autodidatta e sperimentatore. Il suo stile è in costante evoluzione e si ispira ai grandi maestri del passato.

Breve presentazione.
«Salve, sono Antonio Pace, vivo a Lanciano, una piccola città abruzzese in provincia di Chieti. Per quanto riguarda il mio percorso di studi sono sempre stato interessato all’ambito artistico, non ho mai però approfondito il tema a livello scolastico. Difatti mi sono diplomato presso l’istituto industriale della zona e ho studiato qualche anno presso la facoltà di architettura di Pescara. Successivamente all’abbandono degli studi, dal 2013 al 2018 ho collaborato con uno studio di tatuaggi della mia città. In questo periodo, il titolare dello studio, mi ha fatto conoscere la pittura ad olio».

Come e quando hai deciso di dedicarti all’arte.
«In realtà sono stato abbastanza vicino al mondo artistico sin da piccolissimo e non ci sono mai stati periodi dove non ho disegnato. La prima occasione di approccio alla pittura mi venne da una richiesta di commissione riguardante un ritratto a cui risposi positivamente nonostante non avessi mai fatto nulla del genere. Da lì la pulce nell’orecchio. Poi successivamente al termine della collaborazione con lo studio di tatuaggi, periodo in cui avevo iniziato a dipingere, mi sono buttato totalmente sullo studio da autodidatta della pittura».

Che tipo di tecnica usi e come nascono le tue opere.
«La tecnica che maggiormente utilizzo per realizzare le mie opere è la pittura ad olio, su tela o legno gessato. Negli ultimi mesi sto studiando altre tecniche, fra cui l’acquerello e il monotipo, che spero mi permettano di espandere il mio vocabolario artistico. Le mie opere non nascono sempre nello stesso modo. Spesso il processo creativo cambia. Posso iniziare da un bozzetto su carta o agire direttamente su tela, può cambiare anche il modo in cui ho l’idea per la realizzazione di un’opera. Quello che non cambia è l’intento e cioè quello di trasmettere o raccontare un pensiero personale, qualsiasi esso sia».

Come descriveresti il tuo stile pittorico?
«Descrivere il proprio stile pittorico non è facilissimo in quanto chiunque, secondo me, è in costante evoluzione e trasformazione. Io mi sento all’inizio di un percorso artistico che spero sia lungo, però se devo scegliere dove collocare quello che faccio, lo posiziono sicuramente nell’arte figurativa, anche se questa è molto vasta e raggruppa a sua volta tantissime correnti artistiche, stili e influenze».

Ti ispiri a qualche corrente artistica o pittore particolare?
«Ho diversi artisti che mi influenzano e affascinano. Sicuramente uno di questi è Michelangelo Merisi, Caravaggio, che con il suo modo di rappresentare luci e ombre influenza spesso il mio modo di rappresentare le figure. Un altro nome che posso sicuramente fare è quello di Egon Schiele, la rappresentazione dei suoi corpi e la sensualità che riesce a conferire, anche attraverso l’utilizzo del colore credo siano fra le cose più d’impatto che io abbia mai visto. L’ultimo che cito è Zdzislaw Beksinski, di lui mi affascina particolarmente l’abilità di portarmi, in ogni suo dipinto, in un’altra realtà per quanto surreale e spaventosa possa essere».

Qual è il tuo messaggio artistico.
«Sinceramente non so se ho un messaggio artistico. Semplicemente quello che cerco di fare ogni volta che dipingo è quello di raccontare un pezzetto di me, di come la penso su qualcosa, di un’esperienza o di un sentimento personale. Penso che sia l’unico modo di essere in qualche modo originale in un mondo dove tutto è già stato fatto e detto».

Cosa non deve mai mancare quando realizzi le tue opere?
«Molto semplicemente non deve mai, o quasi, mancare la musica. Questa ha tanti modi di aiutarmi mentre dipingo. Essendo uno strumento che tocca delle corde emotive, credo in tutti, non manca mai se devo, per fare un esempio, porre un ulteriore muro intorno a me e la tela isolandomi. Molto dipende dal “mood” emotivo, ma indipendentemente dall’ascolto dei Dream Theater, Caparezza, De Andrè, Einaudi o colonne sonore varie, la musica è presente sempre».

Stai lavorando a qualche progetto in particolare?
«In realtà non sto lavorando a nessun progetto in particolare in questo periodo. Sto studiando due tecniche nuove per me a cui ho già accennato prima, l’acquerello e il monotipo. Sto studiando se e come poterle utilizzare insieme per raccontare qualcosa. Sicuramente questo mi porterà a sviluppare progetti nuovi in un futuro prossimo oppure a cambiare strada per dei progetti che già avevo in mente e non ho ancora realizzato».

Una curiosità prima di lasciarci.
«Questa è la domanda più difficile. Curiosità su di me? Diciamo che tendenzialmente non mi piace moltissimo quando mi vengono imposte le cose anche nel campo artistico. Quindi provo spesso cose che magari sono sconsigliate, un po’ per testardaggine un po’ per avere un’esperienza diretta in merito. Ovviamente non uso il sapone per i piatti come medio per i colori ad olio, ma diciamo che non mi metto troppi paletti quando si tratta di provare».

I link dell’artista

Scopri il video che gli abbiamo dedicato

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