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Ritratti “rubati” per catturare un’emozione

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Mattia Nazionale è un pittore, un illustratore e un visual manager. La sua grande passione è sempre stata l’arte, adora van Gogh e attraverso i suoi dipinti racconta se stesso.

Breve presentazione.
«Sono Mattia, ho 34 anni. Dopo aver frequentato il liceo artistico, inizio il mio percorso da Visual merchandiser, ma dopo 5 anni mi trasferisco a Londra alla ricerca di nuove ispirazioni. Nello stesso periodo, tra un ritratto e l’altro, continuo a lavorare e divento Visual Manager, viaggio un po’ per l’Europa per poi tornare in Italia dove faccio ancora questo lavoro tra Milano e Verona, città in cui vivo attualmente, ma il grande amore resta l’arte».

Cosa vuol dire per te dipingere.
«Dipingere per me significa abbandonarsi pur restando presente con me stesso, essere libero; è come se al posto del cuore avessi un tubetto di colore da spremere e le mie dita pennelli che si muovono su fogli e tele. Il colore è dentro di me». 

Quali tecniche usi e come come nascono le tue opere.
«Dopo anni di colori ad olio e di penne consumate, ho scoperto il mio amore per gli acquerelli, è solo un anno che li uso, ma ne sono innamorato, non lasciano molto spazio al pensiero, ma più all’istinto. Io sono un ritrattista quindi l’idea parte sempre da una persona anche sconosciuta, magari incontrata per strada o vista in un bar, cerco di catturare i suoi pensieri, il suo sguardo, faccio uno schizzo veloce a matita o una foto di nascosto e poi una volta rientrato a casa ci lavoro con calma cercando di esprimere e trasmettere qualcosa di bello».   

Quali soggetti prediligi raffigurare.
«Come dicevo prima, sono un ritrattista, quindi sono affascinato dalle persone e sono loro i miei soggetti preferiti. Mi piace concentrarmi sugli occhi, sull’espressione, come se volessi rubare qualcosa per mostrarlo agli altri. Ritrarre la gente, per chi lo fa e per chi lo vede, è un’esposizione di se stessi in maniera più scoperta, anche più violenta perché potrebbe mostrare aspetti che non si conoscevano prima. Ed è questo ciò che mi piace». 

Come descriveresti il tuo stile.
«Oserei dire che il mio stile è romantico, profondo con un velo di malinconia. Se parliamo invece delle mie illustrazioni allora direi uno stile totalmente divertente e simpatico».

C’è un’opera a cui sei più legato?
«Se penso ad un’opera non mia direi “Sulla soglia dell’eternità” di van Gogh. Lui è il mio artista preferito da sempre e in quest’opera dai colori accessi e brillanti tipici della sua arte va in contrapposizione con la disperazione e la forte depressione che ha voluto rappresentare. Dietro a un quadro molto colorato non è detto che ci sia gioia assoluta e di questo van Gogh ne è maestro». 

Tu hai partecipato al nostro contest #artsavethebees, secondo te cosa può fare l’arte per le tematiche importanti.
«L’arte è un efficace strumento di miglioramento e sensibilizzazione alla portata di tutti. È sempre inclusiva e diretta. Anche quando non viene compresa o apprezzata fa interagire ed è questo quello che può fare l’arte per certi tipi di tematiche: deve far riflettere su noi stessi e sul mondo che ci circonda. L’arte, in tutte le sue forme espressive, è un’opportunità!».

Cosa non deve mai mancare mentre lavori.
«Non deve mancare mai un buon bicchiere di vino».

Stai lavorando a qualche progetto in particolare?
«Dopo l’esposizione allo stadio di Domiziano a Roma, mi preparo per un’altra esposizione a Venezia e nel frattempo mi sono messo al lavoro con delle micro riproduzioni; sto realizzando copie di quadri famosi su monete da 50 centesimi. »

Una curiosità prima di lasciarci.
«Realizzo anche dei ritratti illustrati: sono un modo per raccontare il mondo in cui le persone vivono. Un disegno tutto personalizzato dove gli acquerelli danno vita ad un piccolo racconto grazie ai dettagli che mi vengono detti. Qui esce la mia parte divertente e giocosa e ogni particolare diventa un ricordo su carta». 

Link dell’artista

Scopri il video che gli abbiamo dedicato

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