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The artist is present

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Marina Abramovic, 2010.

L’arte contemporanea non può essere, mai sarà, secondaria, rispetto all’arte del passato o all’arte accademica in generale.
Gli artisti contemporanei con le loro opere, suscitano le stesse identiche emozioni che si provano al cospetto delle grandi tele accademiche.
Si tratta di personaggi che pur vivendo la modernità o meglio ancora la contemporaneità, sono stati capaci di sganciarsi dal proprio tempo, e tutto questo per dimostrare, rendere visibile, dare al mondo, una prova, del torpore mentale comune che ci affligge. Facendo appello a un linguaggio più poetico, gli artisti contemporanei ci lasciano (se noi glielo permettiamo) intravedere una bagliore visibile di eternità. 
In questo senso, colpisce molto la performance artistica, realizzata da Marina Abramovic, nel 2010 “The artist is present” presso il famoso museo statunitense (il MoMA).
Si tratta di un’opera ormai resa celebre dai media, che si serve però di altri strumenti. Non più tele, pennelli, colori o argille ma il tempo.
Il tempo diventa il vero protagonista delle performance in generale. In questo caso, l’unico vero strumento a disposizione dell’artista, il quale accetta l’ennesima impresa, l’ennesima sfida.
Diventa quindi appropriato parlare di “sfida”, dato che, anche lo stesso Michelangelo sfidò se stesso in un’impresa che agli occhi di tutti apparve impossibile. La peculiarità dei grandi artisti è esattamente questa: essi sfidano in primo luogo se stessi, e attraverso se stessi arrivano anche agli altri. “The artist is present” è dunque una performance di tre mesi, durante la quale l’artista rimane immobile, in silenzio, seduta davanti a un tavolo per sette ore al giorno, e nel silenzio incontra gli sguardi del pubblico che si ritrova a partecipare attivamente, nello sviluppo creativo. Ognuno si alza, e decide di andare a sedersi di fronte all’artista. Lo sguardo dei partecipanti, è riflesso negli occhi dell’ artista, il quale a sua volta, si scompone attraverso gli altri.

Uno dei momenti salienti di questa performance, che rimarrà nella storia grazie alle telecamere, che ripresero tutto, fu l’arrivo di Ulay, compagno storico, di vita e di arte della Abramovic.
Egli decide, ad insaputa dell’ artista di partecipare alla performance.

Marina Abramovic e Ulay durante la perfomance “The artist is present” 2010 MoMa

Quando il suo sguardo si alza l’ennesima volta per incontrare il prossimo partecipante, il tempo pare ricevere una improvvisa battuta d’arresto. Le lacrime scorrono copiose, sono le lacrime vere di una donna che ritrova dopo anni il suo compagno.
Una performance emozionante, intensa e struggente, che si serve proprio del tempo.
Il carattere innovativo della Abramovic irrompe con forza e anticipa i tempi.
Presto guardarsi, semplicemente, seduti, uno di fronte all’ altro sarà l’esperienza metafisica più sensazionale di tutti i tempi.

a cura di Maria Rosaria Cancelliere

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