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Pablo Picasso. Paulo vestito da Arlecchino (1924)

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Il Carnevale è giunto lo stesso, anche se questa terribile Pandemia ha spento un po’ gli animi, ci ha resi più stanchi, e meno goliardici.
I colori dei coriandoli per le strade, ci strappano però un sorriso: è nuovamente tempo di festa, e le tradizioni tornano immutate dal tempo. In questo periodo dell’anno, l’atmosfera diventa più ludica, giocosa, e nonostante la stanchezza che suscita il solo sentir parlare di mascherine, non esitiamo a indossarne una, se ci capita sottomano.
A tal proposito tornano alla mente delle immagini ben precise. Più che immagini, sembrano veri e propri quadri. Numerose sono infatti le opere di Picasso legate al tema del travestimento e del Carnevale.
Durante il cosiddetto “periodo rosa”, tempo nel quale sperimenta questa bellissima varietà cromatica (siamo all’alba del nuovo secolo, il ‘900), egli canalizza le sue attenzioni verso personaggi molto umili, come potevano essere i teatranti di strada, gli arlecchini e i giullari. Questi ultimi sono sempre stati un simbolo di libertà dalle regole sociali più opprimenti, icone di anarchia e di protesta pacifica. Se osserviamo ancora, opere come la “madre e il suo piccolo acrobata”, notiamo che si tratta sempre di personaggi che fanno parte di un universo marginale. A riscattare la povertà, restano solo i legami affettivi, come nella famosa “Famiglia di Saltimbanchi”. Infine abbiamo il tema dell’Arlecchino, tanto caro a Picasso; una maschera che rappresenta colui che, dalla necessità di ricucirsi il vestito, toppa su toppa, tira fuori un abito variopinto, da esibire anche sul letto di morte.
Le opere di cui abbiamo parlato però, non devono farci pensare direttamente al Cubismo. Non dobbiamo associare necessariamente Picasso a un rivoluzionario dell’immagine. Egli è innanzitutto un pittore autonomo nel panorama artistico del ‘900. La sua carriera fu piuttosto lunga e improntata sulla continua ricerca della forma, dunque dovremmo imparare a considerare molti più aspetti del suo linguaggio artistico. Paulo vestito da Arlecchino, per esempio, è la prova lampante del suo amore per la classicità. Quello che vediamo è un olio su tela, realizzato nel 1924. Il celebre pittore spagnolo ritrae suo figlio, con un grazioso costume carnevalesco di Arlecchino. L’opera è esposta nel Musée National di Parigi. Il tenerissimo bimbetto, nato dal matrimonio del pittore con Olga Khokhlova, indossa un grazioso abito da Arlecchino, a riprova che, anche dopo anni, il suo amore per le maschere rimane immutato.
Il tema è trattato però utilizzando il codice iconografico classico, accademico, e non attraverso il filtro cubista. 
Questo meraviglioso dipinto, ci consente di ammirare infatti, l’incredibile abilità tecnica del maestro, il tutto racchiuso in una cornice dal carattere intimo e familiare.
Ancora una volta Picasso non si smentisce, e diretto e chiaro come era, sceglie una maschera molto singolare: Arlecchino rappresenta infatti il rifiuto di tutti i perbenismi, i luoghi comuni e le ipocrisie, come afferma anche, senza mezzi termini, il grandissimo drammaturgo Dario Fo.

a cura di Maria Rosaria Cancelliere

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