bacio

Il bacio. Gustav Klimt (1907-1908)

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“Sulle guance è affetto, sulle labbra è amore, sulla fronte è premura, sul collo è passione”.

Il bacio è l’espressione delle nostre intenzioni attraverso il corpo. Come suggerisce Erri De Luca, i baci non sono anticipo di altre tenerezze, sono il punto più alto, un punto di non ritorno.

Da sempre l’arte, e nella stessa misura anche la musica, raccontano l’amore. In ogni sua forma, questo sentimento ha ispirato migliaia di artisti di ogni tempo, offrendo ad ognuno, diverse chiavi di lettura, dall’interpretazione astratta-surreale, a quella più vivida e tangibile. L’opera che analizzeremo questo mese, è il famoso “bacio” di Gustav Klimt, realizzato tra il 1907 e il 1908.

Siamo nel primo decennio del Novecento, secolo che si apre con un profondo conflitto. Erano infatti venute meno all’arte visiva, alcune delle caratteristiche che l’avevano distinta per millenni, come la necessità di celebrare la storia e di porsi come supporto ad una narrazione. Questi presupposti, furono assorbiti dalla fotografia e dal cinema (che proprio in questi anni fanno il loro ingresso sullo scenario artistico). Inoltre il bisogno dell’arte figurativa di porsi come elemento educativo venne meno, dato che l’uomo occidentale si avviava a non essere più analfabeta. Si perdeva così, la maggior parte dei motivi per cui l’arte era stata, fino a quel tempo “eteronoma” (cioè dipendente dalle altre discipline) e si sviluppava l’idea di “art pour l’art” e cioè di arte per l’arte, ossia di un ambito disciplinare in piena autonomia.

L’arte così, non è più tenuta a rispondere ad alcuna esigenza esterna a se stessa, almeno in quei Paesi nei quali non è stata imbrigliata da diktat autoritaristici. Ma eteronomia e autonomia, continueranno a incrociarsi per tutto il secolo, dal momento che l’impegno politico e didattico è spesso tornato in auge non soltanto nei Paesi autoritaristici, ma anche laddove l’artista si è sentito vincolato a una spinta etica che gli imponesse un rapporto con il sociale. Il quadro dunque, cessava di essere una riproduzione illusionistica della realtà, per diventare un oggetto regolato da leggi proprie, come il ritmo delle forme e l’armonia dei colori. Momenti fondamentali di questa maturazione furono le famose “Secessioni”, movimenti così chiamati per designare la volontà degli artisti che vi partecipavano, di rompere con la cultura accademica tradizionale.

Il protagonista indiscusso e carismatico della Secessione viennese, fu senza alcun dubbio Gustav Klimt. Capolavoro assoluto delle rappresentazioni allegorico-simboliche di questo artista, è “Il bacio” poichè esprime il vero spirito della Secessione. Egli dopo anni di ricerche era giunto ad una sintesi estrema delle fisionomie e a un appiattimento dello spazio, in favore dei fondi oro, ispirati ai mosaici di Venezia e di Ravenna. Le figure maschili, nelle opere di Klimt, scompaiono per dare spazio a un’immagine della femminilità, ora fiera e crudele (come nel caso delle due versioni di Giuditta) ora dolce e materna. In questo susseguirsi di allegorie spesso macabre, emerse il tema della superiorità della donna, come colei che è in grado di procreare e che spinta dalla sua stessa missione generativa, sa abbandonarsi senza paure né difese all’amore: un tema abbastanza evidente nel bacio.

Il tema dell’utopia amorosa e del suo potere risanatore muove questa potente opera lirica, immersa in uno spazio surreale oltre che bidimensionale. Ramoscelli con piccole foglie a forma di cuore, già usati da Klimt nelle sue opere, scendono dai piedi della donna. Il suo volto dolce e illuminato, ricorda il nostro senso di abbandono al sentimento. 

Un bacio tenero e potente al tempo stesso, piega orizzontalmente il volto della donna, l’unica secondo Klimt, ad essere capace di farsi trasportare e inghiottire completamente dalla spirale amorosa.

a cura di Maria Rosaria Cancelliere

“Sulle guance è affetto,
sulle labbra è amore,
sulla fronte è premura,
sul collo è passione”

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