Dalila Taddeo è una disegnatrice iperrealista che si dedica principalmente alla raffigurazione umana. La sua è una vera esigenza artistica nata dalla sua passione innata per l’arte e per la fotografia.
Breve presentazione.
«Mi presento,
Sono Dalila Taddeo, ho 30 anni e vivo a Matera, città della Basilicata proclamata Capitale Europea della cultura nel 2019. Mi sono diplomata presso il Liceo Artistico C. Levi nella mia città e laureata in Architettura presso l’Università degli studi della Basilicata. Nonostante la formazione tecnica del percorso universitario non ho mai abbandonato il mondo dell’arte, presenza importante nella mia vita! Ho realizzato la mia prima mostra personale nell’aprile del 2019 a Matera e sono a lavoro sulla realizzazione di un secondo evento che punto a far diventare itinerante!»
Raccontaci il tuo percorso artistico.
«Fin da bambina ho sempre disegnato ovunque capitasse, mentre gli altri bambini nel cortile giocavano a palla, io mi dilettavo in piccole illustrazioni ridisegnando topolino e altri personaggi dei fumetti. Crescendo, l’abitudine è rimasta; disegno mentre parlo al telefono, su tovagliolini di carta al bar, in fila alle poste… Si potrebbe dire che la vena artistica nasce in famiglia per questo ho sempre sentito l’esigenza di dover esprimermi attraverso il disegno. Alle medie disegnavo i miei compagni a mo’ di fumetti o caricature, al liceo mi divertivo a trasformare gli sfondi dei ritratti in cartoons. Una cosa è certa, la passione per il ritratto sicuramente nasce da un taccuino da viaggio che mia madre da giovane aveva riempito con immagini raffiguranti viaggiatori che disegnava durante i suoi spostamenti in treno… non dimenticherò mai la prima volta che lo sfogliai. Da lì in poi mi sono appassionata al mondo dell’iperrealismo che, ad oggi, prediligo come stile artistico cercando di affinare la tecnica e studiando i segreti che racchiude questo fantastico mondo».
Che tipo di tecnica usi.
«Per realizzare la maggior parte delle mie opere, solitamente ritratti in bianco e nero, utilizzo grafite di varie gradazioni dalla 3H alla 6B. Ho sempre le mani impiastrate di nero dovuto alla polvere di carboncino. Ultimamente ho voluto sperimentare anche il ritratto a colori che realizzo con matite colorate Prismacolor e nelle illustrazioni, che realizzo maggiormente quando ho bisogno di evadere del tutto dalla realtà, adoro utilizzare gli acquerelli, una tecnica che ho sempre voluto sperimentare e che trovo sublime!».
Come definiresti il tuo stile.
«Come dicevo prima, lo stile che ho intrapreso è quello dell’iperrealismo, il cercare di avvicinarmi sempre più alla realtà attraverso il ritratto quasi raggiungendo un effetto fotografico. L’interesse per questo stile così complesso è nato dall’amore per la fotografia, percorso che avrei voluto intraprendere ai tempi dell’università e passione che coltivo tutt’oggi. Catturare il maggior numero di dettagli possibili in fotografia richiede pazienza, stabilità, conoscenza come quando ci si dedica alla realizzazione di un’opera d’arte».
Le tue opere sono (a proposito di quello che dicevi) “fotografie”, come riesci a ottenere questi risultati?
«Ore e ore di lavoro e un polso dolorante a fine giornata, ma tanta, tanta soddisfazione nel vedere, poi l’effetto finale. Non dimentichiamo la dedizione e l’amore per quel che si fa in quanto sono due ingredienti fondamentali per la buona riuscita di un lavoro. L’arte bisogna amarla, sentirla, solo così l’opera sarà perfetta ai nostri occhi e trasmetterà emozioni».
Quanto tempo occorre per realizzare un ritratto iperrealista?
«Non c’è un tempo preciso per la realizzazione di un lavoro iperrealista (almeno per me). Solitamente dipende da quando inizio il lavoro, da quanto sono ispirata in quel momento, da quanti e quali soggetti intendo ritrarre e, soprattutto, dalla dimensione del foglio. Per la dedizione al dettaglio e la pazienza che dedico alle mie opere, solitamente, potrebbero passare anche settimane intere. Uno dei miei ultimi lavori l’ho concluso dopo due mesi…!
Tu lavori anche su commissione?
«Certamente! Il poter realizzare su commissione è sempre un piacere e una soddisfazione soprattutto quando, chi riceve l’opera, percepisce l’anima del ritratto».
C’è un ritratto che in particolare che ti ha dato maggior soddisfazione?
«Devo dire che ultimamente tutti i ritratti che ho realizzato mi hanno dato abbastanza soddisfazione, quelli dell’ultimo periodo. Noi artisti cerchiamo sempre il “pelo nell’uovo” per poter continuare a migliorare dettagli all’infinito senza trovare mai pace!
Più che soddisfazione di un ritratto in particolare posso dire di essere soddisfatta della crescita artistica che sto sviluppando e dell’obiettivo che piano piano sto raggiungendo».
Cosa non deve mai mancare sul tuo tavolo da lavoro.
«Il mio tavolo è sempre sommerso da matite, un’infinità di matite di tutte le gradazioni e misure, matite appena acquistate e matite veterane che non butto via per il legame affettivo! Per quante tecniche io possa sperimentare, acquerello, acrilico, olio… la matita è l’apoteosi del mio essere artista, la perfetta compagna in ogni mio lavoro, a volte trovo matite anche nelle tasche della giacca!»
Una curiosità prima di salutarci.
«Una volta, durante l’ora di disegno al liceo, dovevamo ritrarre il compagno di “cavalletto”, iniziai a sbizzarrirmi e alla fine mi ritrovai con un disegno pieno di animaletti a fumetto che circondavano il ritratto della mia compagna trasformatasi in una campagnola. Quando il professore vide il lavoro uscì fuori di senno perché ero andata oltre quello che aveva richiesto, ma alla fine la valutazione fu più che positiva!
Più che una curiosità, questo piccolo avvenimento voglia essere di incoraggiamento a tutti coloro che si affacciano al mondo dell’arte, bisogna potersi esprimere senza aver paura di essere giudicati!»
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