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Scatti nati tra la gente e sulle strade della vita quotidiana

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Lorenzo Falletta è un giovane appassionato, i suoi scatti parlano della vita di tutti i giorni, la fotografia che vive per le strade delle città e tra le persone incrociate.

Breve presentazione.
«Sono Lorenzo, ho 21 anni e sono uno studente lavoratore a Bologna. Tra giurisprudenza e negozi, trovo il tempo di appassionarmi alla politica, all’attualità e alla lettura, magari mentre bevo qualcosa con gli amici seduti in qualche piazza felsinea. Sono un tipo friendly ed esuberante, ma questa mia tendenza si capovolge se si parla di fotografia».

Come è nata la tua passione artistica e quale genere fotografico prediligi.
«Scatto da quando ho 15 anni, ma solo dai 18 ho trovato il modo che più sento mio di approcciarmi alla fotografia. Ma vado per gradi…
Come vi dicevo, sono una persona estremamente socievole e sociale e sono sempre stato sempre in mezzo ad altre persone, ascoltando le più diverse storie e raccontandone a mia volta, questa propensione mi ha portato, soprattutto agli inizi, a prediligere la fotografia d’eventi, e così son finito a fotografare in vari club, con un taglio ovviamente più commerciale. Con il tempo, la naturale sperimentazione di stili e soggetti, mi ha permesso di trovare la mia strada: la fotografia di strada.
Scatto da anni nella città in cui vivo e in quelle che visito, il mio set è la strada popolata di persone».

Come mai questo proprio questo genere fotografico.
«Sono arrivato a comprendere che il miglior modo di raccontare la realtà che mi circonda è mostrandola, più che narrandola (anche se con le migliori parole). E da quando ne ho coscienza è questo che faccio: sono l’occhio di cui nessuno si accorge mentre cammina, che però ferma un attimo dei passanti intenti semplicemente ad esistere».

Come nascono i tuoi scatti.
«Quando scattavo con una reflex full frame questo tipo di fotgrafia mi era un po’ difficile, perché chiunque nota quasi 2 chili di fotocamera che ti copre il volto (al tempo scattavo con un 18-135mm) e molto spesso perdevo la naturalezza che ricercavo. Così abbondante finchè nessuno guarda, svanisce con una espressione di sgomento di chi volge lo sguardo verso di me. Fu così che iniziai a scattare decentrato. Ovviamente con tutte le difficoltà degli inizi e della modalità in sé.
Però poi ho iniziato a prenderci la mano e in questi anni ho scattato quasi unicamente in questo modo. L’ossessione di documentare, comprendere, mostrare e fantasticare sulla realtà immortalata è per me gratificante.
Quale termometro sociale migliore delle strade? Delle persone che popolano (o abitano) quelle strade?
Acuendosi questa fame, sono passato a una Canon M50, quindi una mirrorless a cui ho abbinato un 22mm a focale fissa, quindi il perfetto mix tra discrezione, invisibilità e luce sufficiente per scattare durante tutto il giorno».

Qual è il tuo sogno artistico.
«Il mio sogno artistico, allo stato attuale, sarebbe quello di poter esibire le foto scattate da anni a questa parte per compararle e notare cosa sia cambiato con lo scorrere del tempo. Le espressioni, il vestiario, l’età e le azioni. Tutte cose che cambiano di anno in anno e da città a città e che restituiscono la realtà ancor prima di poterla razionalmente classificare».

Cosa non deve mai mancare quando fotografi.
«Quando scatto ci sono due cose (in alternative tra loro) che sono per me irrinunciabili: un paio di cuffie e un amico di compagnia. Il motivo è che aiutano a mimetizzarmi e ad allontanare l’idea negli altri che io stia scattando a loro una foto perché sto facendo altro».

Una curiosità prima di lasciarci.
«La quasi totalità dei miei scatti che sono verticali e con tempi abbastanza brevi. Questo perché tengo la macchina in un modo particolare lungo il corpo e scatto in movimento».

Link dell’artista

Scopri il video che gli abbiamo dedicato

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